Creme solari sotto accusa

Le autorità sanitarie americane hanno fissato nuove regole. Ma il dermatologo dice: «Non bastano, a volte fanno più danni che benefici»

22/06/2011

Nuove regole per le creme solari per la Food and Drug Administration americana. Obiettivo? Fermare l'inganno evitando false promesse. Spicca il divieto di sostenere che le lozioni sono waterpoof o sweatproof (resistenti all'acqua o al sudore). Si potrà solo affermare quanti minuti resistono all'acqua secondo i risultati dei test. Divieto anche sostenere che proteggono da scottature, invecchiamento precoce e cancro se non hanno un fattore di protezione superiore a 15. Al contrario, i prodotti con protezione da 2 a 14 dovranno avere un avviso in cui si denuncia che non proteggono da tumori della pelle e invecchiamento precoce.  

Per potersi definire ad ampio spettro, inoltre, le creme dovranno difendere ugualmente sia dai raggi UVB (che causano scottature) sia dai raggi UVA (causa di rughe), che, insieme, possono provocare il cancro. Rimasta senza risposta, invece, la proposta di vietare creme con fattore di protezione superiore a 50. I produttori, infatti, introducono sul mercato creme solari con fattori sempre più alti, fino a 70, 80 e 100, anche se alcune di queste offrono poca protezione in più rispetto a quelle con fattore 50. Il prossimo obiettivo dell'FDA sarà, poi, valutare le creme spray per capire l'efficacia e che cosa succede se vengono inalate.  

Secondo il professor Marcello Monti, docente di dermatologia dell'Università degli Studi di Milano: «Bene eliminare le diciture “Resistenti all'acqua” o “Resistenti al sudore” perché false così come quelle “A protezione totale” o “A blocco solare”. Bene, inoltre, obbligare a produrre creme che proteggano anche contro i raggi UVA, dannosi quanto i raggi UVB. L'FDA, tuttavia, ha mancato di pronunciarsi sulle questioni più importanti: l'effettivo valore delle creme solari nel proteggerci dall'invecchiamento e dai tumori cutanei e la tossicità delle creme stesse. Per i dermatologi sono queste le questioni fondamentali sul tappeto. La consapevolezza che applicando le creme solari non ci si scotti, ha spinto anche la popolazione con pelle sensibile ad esporsi al sole, magari anche per tempi lunghi. La conseguenza di questo comportamento è stato l'aumento di tumori cutanei, melanoma compreso, invece che la diminuzione. In altre parole, sembra che le creme solari, malamente utilizzate, abbiano causato più danni che benefici».

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