13/12/2011
Siamo a giugno quando Laura, che vive a Udine, si reca in farmacia per acquistare il Tamoxifene, un medicinale necessario per la terapia ormonale, una cura obbligatoria nei cinque anni successivi a una masectomia. Con l’impegnativa del medico Laura, esente in quanto malato oncologico, non ha mai pagato niente e invece si trova a dover spendere quattro euro. Lo stesso avviene per Raffaella, residente in Lombardia, che da un giorno all’altro si trova a pagare il ticket.
In alcune Regioni, infatti, è stato imposto il ticket per il Tamoxifene, indispensabile per i malati oncologici: «In alcuni casi - precisa Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), - la terapia ormonale è gratuita, in altri si è soggetti al ticket (da 3 a 5 euro) sul farmaco specifico solo se c’è l’alternativa di un generico, in altri ancora si paga anche per il farmaco equivalente: tutto ciò non solo genera una disparità di trattamento tra aree diverse del Paese, ma rappresenta una vera e propria ingiustizia, considerando che si tratta di medicine spesso indispensabili». Un problema economico e di salute che, secondo Dona, mette a rischio il diritto alle cure: «Non vorremmo si arrivasse al caso limite di pazienti che per problemi economici rinuncino a curarsi, considerando che chi si ammala di tumore è costretto a smettere di lavorare e anche pochi euro, contribuiscono a gravare su bilanci che già stentano a quadrare».
L’Aimac, Associazione italiana malati di cancro, ha lanciato una campagna proprio per denunciare i casi in cui si paga il ticket sui farmaci oncologici. “Facciamo sentire la nostra voce” raccoglie testimonianze attraverso Facebook e chiede ai malati oncologici con codice di esenzione 048, se nella propria regione devono pagare il ticket su farmaci oncologici, sulle visite specialistiche o sugli esami diagnostici. Le segnalazioni possono essere inviate anche all’indirizzo mail info@aimac.it.
E.D.R.