Farmaci anti-radiazioni, boom di richieste

Dopo il terremoto in Giappone è scattato il panico

21/03/2011

Sulla scia del terremoto in Giappone e della conseguente minaccia di un’emergenza nucleare, sembra essere scattata una corsa all’acquisto di ioduro di potassio, utilizzato per contrastare gli effetti delle radiazioni. L’americana Anbex ha esaurito le sue scorte di e non prevede un rifornimento fino al 18 aprile, mentre Fleming Pharmaceuticals ha detto che sta per finire il suo prodotto liquido (ThyroShield) e non si sa quando potrà produrne di nuovo. Potrebbero volerci settimane. Deborah Fleming Wurdack, comproprietaria dell’azienda, ha spiegato che mentre lo ioduro di potassio grezzo è facile da reperire, non si sa quanto occorre perchè il loro fornitore possa inviare le grosse quantità di liquido necessario per le gocce oculari tramite cui viene somministrato il farmaco.

La svedese Recipharm, invece, fornisce il suo prodotto (ThyroSafe) solo su ordinazione e ha fatto sapere di non averne già pronto. L’azienda, che ha aperto una filiale negli Stati Uniti dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, in questo Paese vende il farmaco direttamente ai consumatori, principalmente a persone che vivono vicino a centrali nucleari. Dopo il terremoto in Giappone ha smesso di accettare ordini dagli Usa per l’aumento spropositato delle richieste. Al numero telefonico del servizio clienti americano risponde ora un messaggio registrato che invita a richiamare dopo 48 ore per controllare la disponibilità del prodotto.

Perché questo panico? Il problema di questo accaparramento insensato secondo gli esperti è che si riduce la disponibilità di farmaco per coloro che ne hanno bisogno per ragioni mediche. Per gli altri, la probabilità di averne bisogno è estremamente bassa e quella di averne bisogno e non trovarlo ancor di più, perché ci sono depositi di emergenza e piani di distribuzione nella maggior parte dei Paesi sviluppati. Secondo l’Oms, lo ioduro di potassio dovrebbe essere assunto poco prima o subito dopo un incidente nucleare per bloccare l’assorbimento delle radiazioni da parte della tiroide e ridurre il rischio di cancro, specie nei bambini. Il pericolo è direttamente proporzionale alla quantità di esposizione ed ecco perché, in caso di disastro, è necessario allontanarsi dalle fonti di radiazione, restare in ambienti chiusi e lavar via la polvere che potrebbe contenere particelle radioattive. Oltre che per difendersi dalle radiazioni, però, il farmaco è impiegato anche nel trattamento delle patologie polmonari come mucolitico e per migliorare la respirazione; inoltre, viene utilizzato per ridurre le dimensioni della tiroide prima dell’asportazione chirurgica, necessaria nel caso di alcuni tumori e malattie autoimmuni che provocano una sovraproduzione di ormoni tiroidei.

Cosa significa essere esposti a radiazioni? A spiegarlo è Eugenio Picano, direttore dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. «Vuol dire che si è superata la soglia massima in cui il livello di radiazioni viene considerato molto dannoso per la salute. Si stima che mediamente siamo sottoposti ogni anno a un livello di radiazioni pari a 100-150 radiografie toraciche. Una dose di radiazione di circa 100 millisievert equivale all’incirca a 5 mila radiografie del torace».

Quali possono essere le conseguenze?
«Con queste dosi elevate si hanno più probabilità di sviluppare nel tempo un tumore. Tutto dipende non solo dalla dose di radiazioni, ma anche dalla durata dell’esposizione e della singola radiosensibilità dell’individuo. Ma attenzione: non esiste una dose di radiazioni sicura, non solo perchè più la dose è alta e più aumenta il rischio di cancro, ma anche perchè le dosi sono cumulative, e il rischio cresce di conseguenza. In ogni caso si stima che una persona su 100 esposte a una dose di radiazioni di circa 100 milliSievert sviluppa un tumore, oltre alle altre 42 che a prescindere dalle radiazioni si ammalerebbero comunque di cancro».

E con una dose di 400 millisievert?
«Quattro persone su 100 esposte si ammalerebbero di tumore nel corso del tempo. Più si è vicini alla fonte di radiazione e più pericoli si corrono». 

Stefania Marchisio
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