Figli obesi: toglierli ai genitori?

Le diverse opinioni degli esperti per un problema che riguarda il 30% dei bambini italiani.

22/09/2011

Quattro bambini, tra gli 11 ei 15 anni, tolti ai genitori perché obesi. Quanto avvenuto in Scozia qualche settimana fa, ha dato il via a molte critiche e dubbi. La coppia, che ha già deciso di fare ricorso contro la decisione del giudice, era sotto osservazione dei servizi sociali per le abitudini alimentari dei figli. Ma può l’obesità essere un motivo per togliere i figli ai genitori come avviene in caso di violenza o maltrattamenti?
«Nel caso specifico la decisione è stata forse un po’ troppo drastica, perché la famiglia pare stesse già provvedendo a correggere le cattive abitudini dei figli e ad aiutarli ad affrontare il problema – spiega Andrea Vania, presidente dell’ European Childhood Obesity Group e membro del Direttivo della Società Italiana dell'Obesità -. In linea generale però un provvedimento di questo tipo è giusto, perché il mancato trattamento di un’obesità deve essere riconosciuto come un maltrattamento vero e proprio».
Il professor Vania è responsabile del Centro di Dietologia Pediatrica dell'Università "La Sapienza", a Roma, e sostiene non è raro il caso di famiglie che, dopo un paio di visite, decidono di non curare i propri figli: «Questo atteggiamento è un vero e proprio maltrattamento e uscire dal nucleo familiare può essere un aiuto per il bambino, ma mancano indicazioni chiare da un punto di vista medico-legale: anche nella Società italiana di pediatria c’è un gruppo di studio sul maltrattamento infantile dove ancora non si riesce ad affrontare l’argomento».
I dati del resto sono preoccupanti: «Il 30% dei bambini italiani è obeso e solo una percentuale piccola, sotto l’1%, dipende da una patologia: il problema è legato a un’alimentazione sbagliata e al poco movimento, spesso aggravate dalla difficoltà da parte delle famiglie di imporre delle regole».

Le responsabilità, però, sono più ampie: «La questione della responsabilità genitoriale va affrontata sempre con estrema prudenza, c’è il rischio che in questi casi ci si ritrovi un bambino anoressico o bulimico – spiega Attilio Speciani, allergologo, immunologo, nutrizionista e direttore scientifico di Eurosalus.com -. Come si può “punire” una famiglia quando si vive in un’ignoranza collettiva sul fronte alimentare e si pubblicizzano diete ipocaloriche alla Pippa Middleton che fanno solo male o cibi spazzatura?».
La difficoltà di introdurre cibo integrale nelle scuole o pane integrale in ospedale sono solo alcuni esempi di quanto l’attenzione per un’alimentazione sana vada ben oltre i confini di una singola famiglia: «Basta una considerazione: dieci anni fa i bambini obesi erano l’8% - aggiunge Speciani -. È evidente che la responsabilità non è da addossare solo alle singole famiglie. Negli Stati Uniti per la prima volta è stata rivista la piramide alimentare riducendo i livelli di carboidrati e Michelle Obama dà il buon esempio andando a correre. In Italia arrivano esempi di tutt’altro tenore».

Proprio di obesità si discute in questi giorni a Torino per l’evento promosso dalla Società italiana dell’obesità che ogni anno fa il punto sullo stato della ricerca e della medicina grazie all’intervento di esperti e ricercatori. Oggi sono 5 milioni gli obesi in Italia a cui si aggiungono almeno 20 milioni di italiani in sovrappeso. Notevoli le differenze tra le regioni: la Campania è in testa con il 49% di persone con eccesso di peso e la Valle d’Aosta in coda alla classifica con il 23%. L’intervento sullo stile di vita è la prima cura a questa malattia.

Eleonora Della Ratta
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