12/10/2011
La mattina prima di uscire di casa o al bancone del bar ci mettiamo pochi secondi a bere una tazzina di caffè. Oggi è meglio berlo in cinque minuti. È quello che chiede di fare l’Anmar (Associazione nazionale malato reumatico) per riflette sulla condizione di chi è colpito dalle malattie reumatiche, croniche e sempre più diffuse: sono oltre 5 milioni le persone che soffrono di artrite reumatoide, sclerodermia e altre malattie e che ogni giorno incontrano difficoltà di movimento e forti dolori. Malati che, oltretutto, costano moltissimo alla sanità pubblica e che richiedono particolare assistenza quando non riescono più ad essere autonomi. Da questa considerazione parte l’impegno dei medici reumatologi e delle associazioni per la campagna di sensibilizzazione.
Il primo problema è quello di un intervento tempestivo: oggi, tra i primi sintomi e la diagnosi trascorre mediamente un anno. Quando il medico di medicina generale riesce ad individuare correttamente la malattia si riesce a iniziare la cura 7 mesi dopo l’insorgenza dei primi segnali, altrimenti possono passare anche due anni con peggioramenti di non poco conto. Quello del paziente con malattie reumatiche è spesso un percorso a ostacoli: medico di famiglia, pronto soccorso, specialisti ortopedici e fisiatri, con liste d’attesa della durata di mesi. Secondo l’ultima relazione del Senato sulle malattie croniche (marzo 2011), meno del 20% dei pazienti presenta una malattia con durata inferiore ai due anni. Al contrario, la quasi totalità dei pazienti è affetto da malattia di lunga durata: il 21% ha durata di malattia dai 2 ai 5 anni, il 32% dai 5 a 10 anni e il 29% convive con la malattia da oltre 10 anni.
Tra le nuove cure ritenute più adeguate c’è l’impiego di farmaci biologici: «La vita del malato reumatico è ricca di difficoltà e notevolmente compromessa – spiega Giovanni Minisola, presidente della Società italiana di Reumatologia e primario di Reumatologia all’Ospedale San Camillo di Roma –. Purtroppo, oggi occorre constatare che c’è una scarsa attenzione nei confronti dei problemi che le malattie reumatiche creano e c’è poco interesse rispetto alle esigenze assistenziali dei pazienti, mentre è eccessiva e poco oculata l’attenzione dedicata ai costi. Un riferimento specifico deve essere fatto ai farmaci biologici il cui impiego, quando necessario, non deve subire restrizioni economiche perché assicura nel medio e lungo termine un risparmio considerevole. E’ assolutamente necessario, inoltre, rafforzare la rete assistenziale specialistica».
Eleonora Della Ratta