Hai una fobìa? Prova a peggiorarla

Il metodo è stato discusso al Congresso mondiale di "terapia breve" a Chianciano Terme. Giorgio Nardone, noto specialista, spiega come si applica anche nei problemi di lavoro.

12/11/2010
Lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone.
Lo psicologo e psicoterapeuta Giorgio Nardone.

Dura fino al 14 novembre, a Chianciano Terme, il primo Convegno mondiale di terapia breve strategica e sistemica: modello di terapia psicologica che ha tra i creatori ed esperti Giorgio Nardone. Con Paul Watzlawick, Nardone ha fondato ad Arezzo nel 1987 il Centro di terapia strategica e ha messo a punto protocolli specifici di trattamento per molte patologie psicologiche e comportamentali. Inoltre, ha sviluppato un ramo specifico per la soluzione dii problemi in aziende e ambienti di lavoro.


Professor Nardone, cos'è la terapia breve strategica?
È l'arte di risolvere problemi complicati attraverso soluzioni all'apparenza semplici. Significa che è una terapia breve: si focalizza su come le persone, attraverso i tentativi di risolvere problemi, finiscano per complicarli e perciò usa stratagemmi terapeutici costruiti ad hoc, per far sì che le persone si sblocchino da queste trappole.

Può farci un esempio di come procedete?
Di fronte a una persona che soffre di attacchi di panico, un esponente cognitivo-comportamentale cerca di guidarla a controllare la paura per superarla. Uno strategico della mia scuola, invece, le insegna a evocare ancora di più la paura, per creare un paradosso dentro di sè. La paura viene evocata con la tecnica della peggiore fantasia finchè la persona sente che più aumenta la paura, più la riduce. Grazie a questa nuova percezione, poi la si guida ad affrontare le situazioni evitate fino ad allora, a causa della paura. E' il trattamento risultato più efficace in questi casi, risolti in una media di 7 sedute. In tutte le patologie affrontate, i nostri interventi si basano su protocolli, cioè modelli rigorosi che guidano il terapeuta dall'inizio alla fine, con una sequenza di mosse e contromosse previste. Però non sono protocolli rigidi, perché sono adattabili a seconda delle risposte che vengono dal paziente e dalla patologia.

Cosa può portare la terapia breve strategica in un'azienda che ha problemi?
Abbiamo seguito di recente un'azienda estremamente importante, che affrontava l'affacciarsi di possibili problemi. Nella ristrutturazione dei quadri manageriali, aveva preso i migliori responsabili delle varie aree. Il problema, ricorrente oggi nelle aziende, è che tanti primi della classe non riescono a comunicare tra loro in modo adeguato; anzi, sono in rivalità. In questi casi si tratta di far diventare team un gruppo di individui eccellenti. Lì l'intervento è consistito nel presentare una giornata di formazione: attraverso la proposta di imparare qualcosa, si applicava in modo velato una forma di terapia del sistema. Io e i miei collaboratori abbiamo spiegato il nostro modello di problem solving strategico, poi abbiamo detto: "Facciamo un'esercitazione", per la quale dovevano presentarmi un problema, quello per cui sono stato chiamato, da risolvere insieme. Attraverso le tecniche del modello io conduco le persone ad affrontare e trovare la soluzione, che poi metteranno in pratica attraverso una serie di passi pianificati, che verranno controllati nei mesi successivi. Così si opera un cambiamento senza dichiarare prima che si trattava di un cambiamento.

C'è anche chi perde il lavoro. Quali sono le ricadute psicologiche?
Di solito si possono avere cadute depressive, oppure disturbi d'ansia e di panico, o si possono sviluppare problemi di tipo paranoico, manìe di persecuzione ("Tutti ce l'hanno con me, il mondo ce l'ha con me"). Sono le manifestazioni più frequenti, che si possono trattare rapidamente, nell'arco di settimane, non di anni, per poi guidare l'interessato a risolvere, attraverso una sorta di consulenza precisa, i problemi che riguardano la sua area professionale.

E l'incertezza del lavoro giovanile, cosa determina?
È evidente che non è un caso che oggi l'adolescenza si sia allungata anche oltre i 35 anni. Si chiamano adolescenti e giovani adulti perché rimangono dipendenti dalle famiglie d'origine. L'indipendenza mancata a livello economico influenza quella psicologica e viceversa. Un giovane che non diventa autonomo e indipendente, non sviluppa un senso di fiducia nelle proprie risorse, di autostima e di resistenza e reazione nei confronti di quello che gli succede nella vita.

Un consiglio per aiutarsi, partendo da sè, quando il lavoro ci crea stress, insoddisfazione?
Noi diciamo che di solito la prima tecnica da adottare è farsi una domanda, che è poi uno stratagemma: "Se io, volontariamente, volessi peggiorare ancor più le cose, come potrei fare'". Questa domanda si basa su una logica un po' ambivalente, che è quella per cui, se vuoi raddrizzare qualcosa, devi prima imparare tutti i modi per storcerla di più. L'hanno adottata tutti i più grandi inventori, da Archimede a Leonardo a Edison: quando non trovi via d'uscita a un problema, se orienti la tua mente a cercare tutti i modi per peggiorare, provochi due effetti sperimentati e riproducibili. Da una parte individui tutti i modi per peggiorare, e quindi avrai modo di evitarli. Ma il fenomeno più interessante è che la mente, rifiutandosi di andare in direzione del negativo, balza nella direzione contraria, e spesso vengono intuizioni o idee in senso costruttivo, che altrimenti non sarebbero venute. Questo è uno dei primi passi del sistema di problem solving strategico come modello di intervento nelle organizzazioni.

Rosanna Biffi
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