Il paziente (americano) perfetto

Le dieci regole consigliate dalla Cnn ai connazionali sono valide anche da noi? Non sempre e non tutte

02/06/2011

La Cnn ha fatto un elenco di 10 comportamenti e regole da seguire per diventare un “paziente perfetto”, stilato da esperti medici americani. Sono emerse testimonianze incredibili. A partire da una ginecologa che non dimenticherà mai la donna che, mentre eseguiva una sua visita, rispondeva al cellulare organizzando il suo matrimonio, senza prestare attenzione alle domande o ai consigli del medico. Quindi:
1 - spegnere il cellulare.
2- non mentire sulle abitudini di vita.
3 - descrivere esattamente il problema/dolore.
4 - esplicitare le ragioni e gli obiettivi precisi della visita.
5 - esprimere cosa ci si aspetta dalla visita (se, per esempio, hai 44 anni e vuoi diventare madre, dillo in modo da non perdere tempo).
6 - fare una lista dei farmaci che si stanno assumendo.
7 - chiedere, non andarsene senza aver fatto tutte le domande.
8 - portare tutte le indagini eseguite in precedenza.
9 - non aver paura di essere in disaccordo con il medico.
10 - essere d'accordo con la terapia prescritta.  

Ma sono comportamenti davvero utili? Risponde il professor Mauro Podda, responsabile del Dipartimento di Medicina Interna di Humanitas e professore ordinario di Medicina all'Università degli Studi di Milano: «Non tutti. Riflettono un eccesso di pragmatismo anglosassone, riduttivo e  poco applicabile alla pratica clinica. Il paziente non deve essere perfetto, ma sicuramente deve essere informato. è ingenuo pensare di poter stilare un manuale. Spesso le ragioni di una visita medica o le aspettative non sono esplicitate da parte del paziente perché neppure lui sa esattamente cosa si aspetta. È il professionista che deve saper porre le domande giuste. Un'efficace relazione medico-paziente è quanto oggi si tende ad insegnare agli studenti: il modello della medicina centrata sul paziente, rispetto a quello tradizionale centrato sulla malattia. Sta al medico cercare di far emergere le aspettative della visita mettendo a suo agio il paziente. A titolo di esempio: porre domande su malattie di famiglia può far venire a galla il reale problema o timore inconscio. E non significa che se non l'ha detto subito il paziente stia mentendo".

I pazienti lo fanno?
«Succede se si è troppo diretti e si sente giudicato o sotto accusa. Di fronte, per esempio, a una diagnosi di malattia del fegato, chiedere immediatamente se si abusa di alcol può provocare una reazione di difesa e chiusura. Tenderà presumibilmente a negare le sue abitudini. Se, invece, si aspetta, si commentano gli esami, si visita e, poi, tra altre domande, viene inserita anche questa, si noterà che l'atteggiamento è meno rigido. Lo stesso succede quando alla visita si recano marito e moglie oppure madre e figlia. Il medico deve riuscire a mantenere il focus sul paziente senza farsi travisare dalle risposte o richieste e aspettative degli altri famigliari».

È importante che il paziente non dissenta dalla terapia?

«È sicuramente importante, solo se la condivide è incentivato a seguirla. Il medico non deve imporla, ma personalizzarla».

Oltre alla condivisione, c'è qualcosa di utile in questa lista?
«Certo. Il cellulare dovrebbe essere spento. Utilissimo anche stilare una lista dei medicinali che si assumono, in modo da non essere impreparati, e avere la buona abitudine di portare le indagini precedenti, che non andrebbero mai cestinate. Oggi la diagnosi si basa moltissimo su indagini già eseguite. Averle in ordine e non distruggerle evita duplicazioni inutili e facilita la diagnosi».

redazione 2C Edizioni
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