28/03/2011
Un nuovo farmaco della classe dei cosiddetti sartanici (il losartan) o antagonisti dei recettori per l’angiotensina, per la prima volta, ha “battuto” un “vecchio” farmaco (il beta-bloccante atenololo) nella prevenzione delle complicanze dell’ ipertensione arteriosa a medio e lungo termine. È questo il risultato di un importante studio clinico condotto su ampia casistica, presentato pochi giorni fa al Congresso dell’American College of Cardiology di Atlanta e pubblicato contemporaneamente dalla rivista Lancet. Entro la fine dell’anno dovrebbero essere disponibili i risultati di altri importanti studi clinici con numero elevato di pazienti ipertesi, programmati in maniera tale da poter rispondere ad analoghe domande di confronto tra le differenti classi dei farmaci anti-ipertensivi.
La scelta del farmaco (o dei farmaci) che il medico propone al paziente per il controllo dell’ipertensione arteriosa ha due ordini di conseguenze: biologiche ed economiche. Per il primo punto il farmaco (o i farmaci) avrà determinati effetti a livello dell’organismo che lo riceve, in parte facilmente rilevabili (per esempio la discesa più o meno rapida dei valori pressori) in parte più a lungo termine (per esempio le modificazioni che il cuore o i vasi possono presentare per effetto dell’ipertensione arteriosa e la capacità dei farmaci di intervenire su questi fenomeni biologici). Per il secondo punto i costi per l’acquisto dei farmaci anti-ipertensivi possono essere estremamente variabili con una chiara differenza tra i cosiddetti “vecchi” farmaci (diuretici, primi beta-bloccanti ed anti-ipertensivi centrali) a costo piuttosto contenuto e i cosiddetti “nuovi” (ACE-inibitori, sartanici, calcio-antagonisti, alfa-bloccanti, nuovi beta-bloccanti) a costo più elevato, anche se per alcuni di questi ultimi stanno cadendo i brevetti.
Stefania Marchisio