Ortopedia pediatrica, molti falsi allarmi

Quando i figli muovono i primi passi, le mamme hanno tnti dubbi, ma spesso i presunti difetti sono normali fasi dello sviluppo


29/06/2011

Piedini a papera, scarpe con il rinforzo al tallone oppure no, gambe a X (valghe) o, al contrario, "da fantino" (vare). Sono tanti i dubbi e timori delle neo-mamme che vedono iniziare a camminare il proprio piccolo. Ma molti di questi "presunti difetti", in realtà, non lo sono e fanno parte dello sviluppo fisiologico di ogni bambino, sparendo con la crescita senza bisogno di cure. Per tranquillizzarsi basta un’ecografia all'anca entro i suoi tre mesi di vita.

Ne parliamo con il professor Nicola Portinaro, coordinatore della Clinica Ortopedica dell'Università di Milano e Responsabile dell'Unità Operativa Ortopedia Pediatrica di Humanitas.



«L'ecografia all'anca è fondamentale per diagnosticare e curare precocemente una alterazione dell'articolazione coxofemorale. Ci si chiede perché non sia obbligatoria se è davvero così importante. Una risposta viene direttamente dall'Accademia Americana di Pediatria, che ritiene l'ecografia un esame costoso e che, dato che la displasia dell'anca non è così diffusa, sia “più conveniente” curare chi ne soffre piuttosto che eseguire questo esame come screening a tutti i neonati. Non è così. L'altro luogo comune riguarda, poi, il limite dei tre mesi. Si deve sapere che la displasia dell'anca, così come altre alterazioni (quali il piede torto, eccetera), si può diagnosticare fin dai primi giorni di vita. Il limite inferiore, quindi, non esiste, mentre il limite superiore (non oltre i tre mesi) è perentorio. Ovviamente, tanto più precoce è la diagnosi, tanto più breve il trattamento e tanto più elevata è la potenzialità di guarigione senza conseguenze».



Durante l'ecografia è consigliabile una valutazione globale del neonato?



«Sì, ma si deve partire da un presupposto fondamentale che fortunatamente sta prendendo piede in Italia e cioè che l'ecografia all'anca deve essere eseguita da un ortopedico che è, allo stesso tempo, in grado di valutare l'intero apparato muscolo-scheletrico del piccolo paziente effettuando una sorta di “tagliando” dalla testa ai piedi. L'esame clinico accurato permette di osservare altre alterazioni che in alcuni casi sono solo legate alla posizione del neonato nell'utero (per esempio, i piedini intraruotati/tali/addotti, eccetera) rassicurando, così, la mamma della benignità della solo apparente anomalia e della sicura risoluzione spontanea con il tempo. In altri casi, invece, le deformità sono patologiche, perciò una diagnosi precoce permette di trattarle per tempo».



Ma piedi a papera, ginocchia a X, eccetera sono evoluzioni fisiologiche del bambino?



«Sì in linea generale. Quando il bambino inizia a camminare si noteranno i piedi piatti e le ginocchia in fuori (‘a fantino' - ginocchio varo) che verso i due-tre anni diventeranno a X (ginocchio valgo). Intorno, poi, ai cinque anni, le ginocchia si raddrizzeranno per assumere la forma definitiva dell'adulto. Anche il piede piatto del bambino è quasi sempre normale. Durante lo sviluppo la sua conformazione cambierà fino a divenire quella definitiva intorno ai 10-12 anni».

Un altro luogo comune: a piedi nudi o con scarpe rinforzate?

«Un bambino che inizia a camminare sta sviluppando la sensibilità del piede a riconoscere il terreno per imparare a mantenere l'equilibrio su differenti superfici. La deambulazione a piedi nudi o con le calze antiscivolo su terreni lisci stimola il piede, anche se solo in un piano dello spazio. L'ideale, quindi, quando possibile, sarebbe di far camminare il piccolo su terreni sconnessi come la sabbia, per stimolare il piede in modo completo. Per l'esterno consiglio semplicemente le scarpine con una suola rigida. Ma capisco che con l'estate la scelta sia difficoltosa. E, comunque, mi sento nuovamente di tranquilizzare le mamme: il piede non muta. Se deve maturare lo fa da sé con o senza l'intervento di scarpe particolari, esercizi ad hoc o altro».

Redazione 2C Edizioni
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