06/02/2012
Le
persone affette da sclerosi multipla
hanno da oggi un'arma in più per combattere la malattia. A quasi un anno e
mezzo di distanza dall’approvazione del
farmaco dall’FDA statunitense, da oggi il Fingolimod potrà essere usato anche in Italia da tutti
i pazienti affetti da sclerosi multipla , oltre 60 mila.
Il
Fingolimod è stato inserito nella
lista dei farmaci innovativi ed è rimborsato dal Servizio Sanitario
Nazionale (classe A) nelle persone affette da sclerosi multipla
recidivante-remittente ad alta attività di malattia o a rapida evoluzione.
Si tratta della prima terapia orale approvata per la patologia cronica
autoimmune, caratterizzata da un processo di degenerazione della mielina, la
guaina che riveste gli assoni, conduttori elettrici dei neuroni, e permette la
trasmissione degli impulsi nervosi. Malattia che rappresenta una delle
principali cause di disabilità neurologica nei giovani adulti.
Non sono ancora
tanti i farmaci contro la sclerosi
multipla, per ora permettono solo di rallentare il decorso del male, impedendo
l'aggravarsi dei danni. «Venti anni fa - spiega
Carlo Pozzilli, ordinario di
Neurologia a La Sapienza di Roma - non avevamo nulla, se non il cortisone
per gestire le acuzie». Prima del fingolimod si utilizzava soprattutto
l'interferone-beta, capostipite delle terapie preventive, il primo di una serie
di immunomodulatori, molecole che tengono a bada il sistema immunitario,
impedendogli di fare danni più di quanti non ne abbia gia fatti. L'interferone
si deve iniettare, o sottocute o intramuscolo, con tutti i disagi che cio'
comporta per il paziente. Poi è arrivato il copaxone, un altro
immunomodulatore, molto usato in America e alternativo all'interferone. In
seguito sono arrivati i primi anticorpi monoclonali, che sono oggi considerati
farmaci di seconda linea in quanto, sebbene superiori per efficacia, hanno non
pochi effetti collaterali.
Il Fingolimod cambia il panorama terapeutico non solo perchè si prende
per bocca, ma anche perché è più mirato
e quindi con meno effetti collaterali (il più importante è quello a carico del
cuore). Oggi sono in studio anche
farmaci simili al fingolimod, ma più vantaggiosi sul profilo degli effetti
collaterali.
«Avendo un nuovo
trattamento con via d'azione diversa dai precedenti - spiega Giancarlo Comi dell’Università Vita-Salute
San Raffaele di Milano - abbiamo maggiore flessibilità, non c'è dubbio che
il nostro obiettivo è personalizzare sempre di più le cure, in modo da trovare
il farmaco, o la combinazione di farmaci, più adatto per il singolo paziente.
Anzi dobbiamo cercare chiavi per capire in anticipo chi risponderà a un farmaco
e chi a un altro. Noi oggi grazie a fingolimod aggiungiamo possibilità di
personalizzare le cure». «Ricordiamo però - sottolinea Pozzilli - che questa pillola,
come pure gli altri trattamenti oggi in uso, non è ripartiva, cioè non ha
azione sul danno neurologico già avvenuto, ma ha una grossissima efficacia
preventiva contro nuove ricadute e quindi contro l'aggravarsi ulteriore del
danno'».
Ad oggi non ci sono
terapie veramente riparative, chiarisce Pozzilli, che possano far regredire il
danno neurale già avvenuto: «Si parla di cellule staminali, ma siamo ancora
lontani dall’applicazione clinica. Sono in in fase clinica di sperimentazione
alcuni farmaci riparativi, molecole che favoriscono la produzione di nuova
mielina e quindi la riparazione dei nervi lasciati scoperti dal danno».
La ricerca farmacologica si è concentrata negli
ultimi anni sullo sviluppo di molecole che si potessero assumere per via orale proprio
per facilitare l'aderenza al trattamento: la somministrazione orale, una
capsula al giorno, di fingolimod, rappresenta un vantaggio.
Stefania Marchisio