07/02/2012
Le malattie tiroidee interessano circa 7 milioni
di italiani, per la maggior parte donne. Circa
il 50% della popolazione sviluppa nelle vita un nodulo ma non sempre se ne
accorge perché le patologie tiroidee non sempre danno segnali. Spesso i sintomi
dei problemi della tiroide vengono attribuiti ad altre cause se non
semplicemente all’incalzare degli anni. Per
comprenderli è necessario sapere che cos’è la tiroide e a quali funzioni
è preposta.
La
tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla
(una ghiandola endocrina è una ghiandola a secrezione interna; ciò significa
che al pari di altre ghiandole del sistema endocrino riversa i suoi ormoni
all’interno del corpo) posizionata nella parte anteriore della trachea, e fa
parte di un complesso meccanismo che la lega strettamente ad altre due
importantissime ghiandole: l’ipofisi e l’ipotalamo. Il meccanismo funziona così
: l’ipotalamo, con l’ausilio dell’ormone THR (Thirotropyn Realising Hormone), invia all’ipofisi un
segnale. In seguito a tale avviso l’ipofisi rilascia l’ormone TSH (Thiroid Stimulating Hormone ) che regola la
quantità di ormoni T 3 e T4 (T4 = Tiroxina
, T3 = Triiodotironina ) che la ghiandola tiroidea deve
produrre e immettere nel circolo sanguigno. L’ipofisi, monitorando
continuamente le loro concentrazioni
nel sangue, aumenta o diminuisce opportunamente la produzione di TSH mantenendo
il controllo del sistema.
Gli
ormoni T3 e T4 hanno la funzione di regolare il metabolismo corporeo:
battito cardiaco, peso e massa muscolare, tasso di colesterolo, ciclo
mestruale, vista, idratazione della pelle e svariate altre funzioni. La Tiroxina e la Triiodotironina
regolano il dispendio di energia da parte dell’organismo, intervenendo nella
sua produzione e non solo (controlla cioè la trasformazione del cibo in energia
vitale); a questi ormoni è affidato
anche il compito di presiedere alla crescita armonica del corpo e delle cellule
che lo compongono così come, quando il bambino è ancora nel “ventre materno ”,
il nostro cervello cresce anche grazie alla tiroide. Sono quindi importantissimi nelle prime fasi della crescita e
nello sviluppo dei diversi organi.
È
evidente come un buon funzionamento della tiroide è alla base di una buona
salute fisica e mentale. Purtroppo però non sempre i
sintomi di una sua malattia sono riconoscibili e il numero di individui che
soffre di disturbi, una persona su dieci, spesso non ne è consapevole. Gli
ormoni tiroidei sono costituiti per il 65%
da iodio L’assunzione giornaliera di iodio è dunque fondamentale per la
costituzione degli ormoni e varia da 20 a 600-1000 microgrammi al dì; nelle
zone dove lo iodio è insufficiente si hanno le patologie che vanno sotto il
nome di “gozzo endemico”, dovute all’ipertrofia della ghiandola per carenza di
iodio e per la stimolazione da TSH (cioè è presente una tumefazione nella
regione anteriore del collo ). La tiroide è infatti avida di iodio e capta
tutto lo iodio a disposizione attorno a sé.
Le malattie della tiroide più frequenti sono
dovute ad alterazioni del numero di ormoni tiroidei prodotti. Si parla di
ipotiroidismo (tiroide inattiva) e ipertiroidismo (tiroide super attiva).
Ipotiroidismo
Si verifica quando la tiroide è poco attiva e non riesce a
produrre ormoni tiroidei in quantità sufficiente a far funzionare normalmente
il corpo. Le cause di questo cattivo funzionamento possono essere molteplici
(noduli o neoplasie), ma la più comune
nel mondo occidentale è la Tiroidite autoimmune o Tiroidite di Hascimoto,
in cui il sistema immunitario distrugge la tiroide. Con il termine “malattie
autoimmuni” si intendono infatti tutte
quelle patologie che si sviluppano quando il corpo non riconosce più un proprio
organo come “suo”: attaccandolo con i propri anticorpi lo tratta come un comune
nemico.
A soffrire maggiormente della patologia sono le donne che si
ammalano cinque volte di più degli uomini ad un’età intorno ai 45 anni in su,
anche se non mancano i casi di tiroidite giovanile. Qual è il motivo? Non c’è
ancora una risposta precisa; pare dipenda dalla complessità dell’equilibrio
ormonale della donna rispetto all’uomo. La popolazione femminile, in effetti,
per tutta la vita è soggetta a fisiologiche modificazioni ormonali: dalla
pubertà sino ad arrivare alla
senescenza (momenti particolarmente delicati risultano essere quelli
della gravidanza, dell’allattamento e della menopausa). Quando i livelli degli
ormoni tiroidei sono troppo bassi, le cellule del corpo non riescono a ricevere
sufficienti stimoli e i processi fisiologici iniziano a rallentare.
Poiché le funzioni del corpo
rallentano si notano:
1) maggior
freddo
2) stanchezza
3) pelle secca
4) meno memoria
5) depressione
6) stitichezza
Dato che i sintomi
sono abbastanza variabili, l’unico modo per sapere con certezza se soffri di
ipotiroidismo e fare degli esami del sangue. L’ipotiroidismo non può essere
guarito. Per curare questa patologia è necessaria la somministrazione di
tiroxina (eutirox), l’ormone prodotto generalmente dalla tiroide e responsabile
del buon funzionamento del metabolismo. è
necessario seguire la cura per tutta la vita.
Assumendo costantemente il farmaco e, con l’aiuto del proprio medico,
ottenendo e mantenendo la giusta dose di tiroxina, non è difficile mantenere
completamente sotto controllo l’ipotiroidismo. Poiché le malattie della tiroide
possono essere ereditarie, è buona norma per i famigliari fare dei regolari
esami TSH. Gli unici rischi della
tiroxina sono associati ad un errato dosaggio.
La corretta diagnosi
dell’ipotiroidismo dipende da:
1) Sintomi.
L’ipotiroidismo non ha nessun sintomo caratteristico. Non esistono sintomi che
le persone con ipotiroidismo hanno sempre, e molti sintomi dell’ipotiroidismo
possono presentarsi in persone affette da altre malattie. Un modo per aiutare a
capire se i disturbi sono sintomo di ipotiroidismo è di pensare se il sintomo è
presente da sempre (l’ipotiroidismo è meno probabile) o se il sintomo consiste
in un cambiamento più recente (l’ipotiroidismo è più probabile)
2) Anamnesi
medica e di famiglia. E’ necessario discutere con il proprio medico di:
cambiamenti nella salute che suggeriscono un rallentamento delle funzioni
dell’organismo; se si ha mai subito
interventi chirurgici alla tiroide; se si ha mai fatto radiazioni al collo per
curare il cancro; se si ha mai preso
qualche farmaco che può provocare l’ipotiroidismo (amiodarone, litio,
interferone alfa, interleukin-2 ); se qualcuno della famiglia ha una malattia
alla tiroide.
3) Visita
medica. Il medico controllerà la tiroide e se ci sono
cambiamenti come pelle secca, gonfiore, riflessi più lenti, frequenza cardiaca
più lenta.
4) Esami del
sangue. Ci sono due tipi di esami del sangue usati nella
diagnosi dell’ipotiroidismo. Esame TSH.
è il più importante e sensibile.
Serve a misurare quanta tiroxina
(T4) è stata richiesta alla tiroide. Un TSH alto in
modo anormale indica ipotiroidismo.
Esami T4.
La maggior parte di tiroxina nel sangue è legata a diverse proteine, che ne
impediscono l’ingresso nelle cellule del corpo. Solo l’1%-2% circa di T4 nel sangue
non è legato e può entrare nelle cellule. La tiroxina non legata e l’indice di
tiroxina non legata sono entrambi semplici esami del sangue che misurano quanto
T4 non legato c’è nel sangue e quanto ne può entrare nelle cellule.
Ipertiroidismo
L’ipertiroidismo è meno comune e si verifica quando la tiroide diviene
iperfunzionante, secernendo T3 e T4 in quantità superiore alla norma. La cura
consiste nel ridurre le concentrazioni di T3 e T4 e può essere farmacologica o chirurgica
(rimozione parziale o totale della ghiandola). Questa condizione è anche
conosciuta come malattia o morbo di Graves o morbo di Basedown
.
La malattia di Graves è causata dalla presenza di anticorpi nel sangue che
stimolano la tiroide a crescere e a secernere troppi ormoni tiroidei. Questo
tipo di ipertiroidismo tende a essere ereditario e si manifesta più spesso
nelle giovani donne. Poco si conosce sulle cause che predispongono alcuni
soggetti allo sviluppo della malattia.Un altro tipo di ipertiroidismo è
caratterizzato da uno o più noduli presenti nella tiroide che possono
gradualmente crescere e aumentare la loro attività, fino a superare li livelli
fisiologici tollerati. Questa condizione è conosciuta come gozzo
multinodulare tossico. è
possibile manifestare temporaneamente sintomi di ipertiroidismo in caso di
tiroidite. Questa condizione è causata da un problema del sistema immunitario o
da un’infezione virale che induce la ghiandola a disperdere gli ormoni
prodotti. Può infine anche essere causata dall’assunzione di eccessivo ormone
tiroideo in forma di compresse.
I sintomi dell’ipertiroidismo sono speculari a
quelli dell’ipotiroidismo:
1) nervosismo
2) irritabilità
3) aumento
della sudorazione
4) tachicardia
5) tremore alle
mani
6) ansia
7) difficoltà
nel dormire
8) dimagrimento
nonostante un buon appetito
9) capelli
molto fragili
10) debolezza
muscolare, soprattutto nella parte superiore delle braccia e delle coscie
11) frequenti
movimenti intestinali, anche se la diarrea è rara
12) per le donne
il flusso mestruale potrebbe diminuire e le mestruazioni potrebbero venire meno
spesso.
L’ipertiroidismo di solito inizia lentamente. In un primo momento i
sintomi potrebbero essere scambiati per un semplice nervosismo dovuto a stress.
Nella malattia di Graves, che è la più comune forma
di ipertiroidismo, gli occhi potrebbero sembrare ingranditi poiché le
palpebre superiori sono elevate. A volte uno o entrambi gli occhi possono
gonfiarsi e alcuni pazienti presentano un rigonfiamento della parte anteriore
del collo a causa di una ghiandola tiroidea ingrossata. La diagnosi di
ipertiroidismo è molto semplice: con una visita medica può essere facilmente
individuato un ingrandimento della tiroide, associato a un battito cardiaco accelerato;
ulteriori conferme si avranno da una pelle particolarmente calda, sottile ed
umida. Per curare questa malattia è necessaria la somministrazione di farmaci
tireostatici in grado di bloccare la sovrapproduzione. Questi farmaci riescono
a tenere immediatamente sotto controllo la tiroide iperattiva senza causare
danni permanenti. In circa il 20%-30% dei pazienti con malattia di Graves la
cura con farmaci tirostatici per un periodo di 12 o 18 mesi si tradurrà in una
prolungata remissione dei sintomi. Per i pazienti con gozzo nodulare o
multinodulare tossico i farmaci antitiroide vengono usati in vista sia di una
cura con iodio radioattivo che di un intervento chirurgico. Nel caso di morbo
di Plummer si procede con un intervento chirurgico per esportare il nodulo
tossico.
I farmaci
antitiroide causano reazioni allergiche in circa il 5% dei pazienti che li
assumono. Comuni reazioni minori sono:
1) eruzioni
rosse alla pelle,
2) orticaria,
3) occasionalmente
febbre e dolori alle articolazioni,
4) raramente (1
paziente su 500), si verifica una diminuzione dei globuli bianchi. Una tale
diminuzione potrebbe abbassare la resistenza alle infezioni. Molto raramente
questi globuli bianchi possono scomparire completamente, causando una
condizione conosciuta come agranulocitosi, un problema potenzialmente
fatale in caso di grave infezione. In caso di interruzione della terapia i
globuli bianchi tornano alla normalità.
5) Danni al
fegato potrebbero essere un altro raro effetto collaterale. La terapia
dev’essere interrotta, richiedendo un nuovo consulto medico, in caso di
comparsa di occhi gialli, urine scure, stanchezza grave,o dolori addominali.
Tiroide e
gravidanza
La gravidanza è
causa di variazioni degli ormoni tiroidei, anche in donne che non abbiano
manifestato alterazioni tiroidee in precedenza. Durante il periodo della gravidanza bisogna prestare
particolare attenzione alla tiroide della gestante: è stato
dimostrato che gli ormoni tiroidei della mamma passano al feto e ne permettono
il corretto sviluppo del cervello. Nei
primi mesi di gestazione la tiroide del futuro nascituro non funziona e il piccolo dipende
esclusivamente dagli ormoni tiroidei materni.
Se si considera che la gravidanza stessa può essere causa di disfunzioni
della tiroide, è molto importante che si effettuino dei controlli adeguati per
la patologia tiroidea nelle future madri e nelle gestanti.
Circa il 30 per cento delle neo-mamme soffrono di
tiroide post-partum, un'infiammazione che in genere si manifesta entro un anno dal parto e
quasi sempre si risolve spontaneamente. Diagnosticare la tiroide post-partum è
importante perché, se non trattata, può portare complicazioni per la salute
della donna. Per esempio, è imputabile al mal funzionamento della tiroide il
5-10 per cento dei casi di depressione post-partum.
Problemi tiroidei nei bambini. L’ipotiroidismo
infantile comporta sintomi diversi, con ittero, difficoltà nell’alimentazione e
ritardo di crescita. Nei bambini
l’ipertiroidismo si verifica raramente e i sintomi sono ipertensione, irritabilità,
tachicardia, protrusione frontale e microcefalia e ritardo di sviluppo.
Problemi tiroidei negli anziani.
Nelle
persone anziane i sintomi di
ipotiroidismo o ipertiroidismo sono inferiori rispetto a quelli presenti negli
adulti e nei giovani, i disturbi diventano più vaghi e si associano ai sintomi
geriatrici. Si intensificano i sintomi muscolo scheletrici.
Stefania Marchisio