07/09/2011
Il 26 agosto scorso la rivista medica “The Lancet”, considerata tra le prime cinque riviste mediche internazionali (insieme a New England Journal of Medicine, Journal of the American Medical Association, British Medical Journal e Canadian Medical Association Journal ) ha pubblicato i dati dell’ultimo studio sull’obesità condotto negli Usa e nel Regno Unito, secondo il quale nel 2030 le persone obese saranno il 50 % della popolazione, mentre oggi rappresentano il 30%. Questi dati sono allarmanti sia perché determinano l’aumento di gravi patologie (diabete, disturbi cardiovascolari, cancro ) sia per l’incremento considerevole della spesa per la Sanità (pari a circa il 2% del bilancio statale dei due Paesi).
Gli esperti della Mailman School of Public Health dell’Università della Columbia hanno esaminato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey e del Health Survey for England (HSE ): attualmente in Usa il 32% degli uomini e il 35% delle donne è obeso, mentre nel Regno Unito tali percentuali sono pari al 26% per entrambi i sessi. Secondo le stime degli esperti, nel 2030 in Usa ci saranno 65 milioni di persone obese in più rispetto al 2010, delle quali 24 milioni di età uguale o superiore ai 60 anni. Il numero totale di americani obesi dovrebbe raggiungere la spaventosa cifra di 164 milioni di persone. Nel Regno Uniti il numero di obesi dovrebbe aumentare di 11 milioni, per un totale di 26 milioni.
In Italia Ignazio Marino, Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, suggerisce un piano nazionale anti-obesità urgente: nel nostro Paese infatti più del 10% della popolazione adulta è obesa mentre il problema riguarda il 12% dei bambini e ragazzi. Più di un terzo della popolazione italiana è in sovrappeso. Maglia nera per le regioni del Sud: in Campania un bambino su cinque è obeso, ma la situazione è allarmante anche in Molise, Sicilia e Calabria.
I dati indicano chiaramente che è necessario considerare l’obesità come una vera e propria malattia spesso complicata da altre patologie ( cardiovascolari, respiratorie etc ) e da gravi alterazioni del metabolismo. Tutto questo comporta circa 52 mila decessi l'anno mentre le spese che il Servizio sanitario deve sostenere per curare le malattie correlate all'obesità ammontano a ben 23 miliardi di euro (in USA i decessi sono circa 300.000 all’anno, diventando in tal modo la 2° causa di morte dopo il fumo). Siamo di fronte a una vera emergenza di sanità pubblica oltre che a costi che non possono più essere tollerati né sostenuti (sempre considerando il problema della spesa sanitaria, negli USA si stima che entro il 2030 i costi sanitari legati alle patologie associate all’obesità aumenteranno di 48-66 miliardi di dollari/anno, pari al 2,6% del PIL e nel Regno Unito di 1,9-2 miliardi di sterline pari al 2% del PIL).
Il problema dell’obesità è diffuso in particolare tra le persone a minor reddito, che non hanno abbastanza denaro per diete sane e sono spesso costretti a nutrirsi di cibo spazzatura (junk food).
Alcuni Paesi hanno già iniziato a prendere misure anche severe per contrastare l’epidemia di obesità. In Ungheria è di prossima introduzione una tassa sui cibi confezionati ad alto contenuto di sale o di zuccheri, come patatine e cioccolata. Finlandia e Norvegia hanno già introdotto questa tassa.
Però solo un’educazione alimentare sana dei bambini è fondamentale per evitare adulti obesi. Per poter raggiungere questi obiettivi occorre la collaborazione tra pediatri, medici di base, dietologi e psicologi, e un coordinamento regionale che garantisca sia i day- hospital sia i day- service, dove personale qualificato possa eseguire diagnosi corrette e assistere i pazienti e i familiari durante la cura e la riabilitazione. Inoltre è necessario introdurre le cure anti obesità nei Lea (livelli essenziali di assistenza sanitaria), con le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket.
Stefania Marchisio