A Piacenza il Festival del diritto

Dal 27 al 30 settembre a Piacenza esperti e pubblico discutono su come salvare e rilanciare la cultura dell'integrazione, in una fase in cui sembra prevalere il conflitto.

26/09/2012
Di conflitti e solidarietà si parla al Festival del diritto di Piacenza (Reuters).
Di conflitti e solidarietà si parla al Festival del diritto di Piacenza (Reuters).

Diritto, solidarietà, conflitto: attorno a questa terna concettuale si svilupperà il Festival del diritto, in scena a Piacenza dal 27 al 30 settembre. Una terna affascinante, ricca di relazioni e implicazioni interne, che verranno sviscerate in quattro intensi giorni di dibattiti, incontri, lezioni con la partecipazione di esperti nazionali e internazionali.

Sembra vivere una crisi profonda, la solidarietà.
Crisi in parte dovuta e in parte acuita dalle condizioni economiche, che inducono alla chiusura, che provocano paure, che rendono più ardua l'accoglienza e la generosità. Sarebbe tuttavia miope nascondere che, all'origine di tale situazione economica, sta una più profonda crisi culturale, dentro la quale la cultura della solidarietà è stata messa all'angolo, se non soppiantata, lasciando prevalere il conflitto in tutte le sue forme.

Dovunque vogliamo lo sguardo, l'opposizione, il contrasto, la "guerra" sembrano avere la meglio sulla solidarietà. In campo economico, abbiamo assistito al trionfo di un modello neoliberista, che fa del mercato un arbitro onnipotente. I flussi migratori sono sempre più osteggiati dalle popolazioni e dalle politiche governative. Uno scontro generazionale, all'interno delle società, pone i giovani contro i vecchi, ciascuno convinto che i propri intressi confliggano con quelli altrui. E non fanno certo ben sperare gli scenari internazionali, in particolare sul fronte siriano, iraniano e di tante aree dell'Africa e dell'Asia.

Uno scatto di Reza Deghati alla mostra "Guerra e pace" (Ansa).
Uno scatto di Reza Deghati alla mostra "Guerra e pace" (Ansa).

Il Festival del diritto di Piacenza, però, lancia una provocazione culturale ancora più sottile: vedere nel conflitto non la semplice opposizione, non la lotta in cui uno dei contendenti deve cedere, bensì la via attraverso la quale pervenire a nuove forme di solidarietà. Se lasciate a se stesse, tante forze ed energie presenti nella società possono esprimersi come contrapposizione, dando vita ad altrettanti duelli che non possono portare che a nuovi odi, nuove tensioni e quindi nuovi conflitti. Se invece vengono incanalate, indirizzate e regolate, esse possono dare vita a una dialettica virtuosa, un confronto e un dialogo anche serrati, epure tesi a individuare soluzioni condivise.

Affinché ciò avvenga, diventa centrale e decisivo il ruolo del terzo termine della terna concettuale, il diritto. Ad esso spetta tracciare il premimetro e le regole del gioco, affinché ogni voce abbia la facoltà di esprimersi, di recitare la propria parte e, nel confronto con le altre voci, dare forma a nuove soluzioni, nuove esperienze, ala passo con i tempi e del difficoltà del presente.

Sarà dunque interessante verificare come il tema del festival verrà declinato nei vari appuntamenti di Piacenza. Per una visione completa del programma e dei relatori, e anche per acquisire tutte le informazioni pratiche per il soggiorno (comprese alcune convenzioni per i partecipanti al festival), rimandiamo al sito ufficiale: www.festivaldeldiritto.it

Paolo Perazzolo
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Postato da Franco Salis il 26/09/2012 14:34

Ho sotto occhio il programma dell’edizione 2012 la pagina 1 e2 del “la solidarietà? Un diritto ,con 11 facce ben note ad eccezione (per me) di tre. Ai lati ci stanno le icone degli sponsor dei sostenitori e promotori. Un primo pugno allo stomaco mi è venuto dal vedere l’icona dell’ENI in cui ha azioni il vaticano non so quante, non molte, non superiori allo 0,0…. Quello che mi amareggia è prendere atto che il vaticano, il capo e vice capo, parla del rispetto del creato, pur detenendo una seppure piccola parte di industria altamente inquinante a livello di disastro ambientale in Nigeria, che risulta essere più inquinante a causa delle strutture estrattive obsolete, per aumentare il profitto . Se le cose stanno così, ogni rettifica è sempre gradita, il vaticano da una parte consuma il delitto di disastro in una Nigeria che sarebbe stata ricca se non vi fossero le guerre alimentate dal dio quattrino prodotto dall’industria estrattiva . Il disastro ambientale è considerato dagli studiosi una condizione di conflitto. Accertata la responsabilità, la difficoltà sta nello stabilirne i limiti. Adesso apprendo che l’industria cui fa capo l’ENI è co-finanziatrice di evento culturale che vorrebbe abbattere le condizioni di conflitto. Le due cose mi sembrano in conflitto fra di loro. Mi riprometto di leggere la relazione di Andrea Riccardi ministro. Sono curioso di vedere che taglio dà alla sua relazione . Se si limita a fare la tanto amata (non da me ) lectio magistralis o se individua anche i fattori di rischio conflitti e se ne individua i responsabili. Almeno questo lo pretendo, se poi ha un occhio di riguardo verso il vaticano, vedremo sino a che punto.Ciao

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