Nella mia parrocchia, S. Maria Assunta di Lovere (Bg), è morto pochi mesi fa un giovane poco più che trentenne, Andrea Negri, i cui funerali hanno visto una presenza numerosissima di persone, tra le quali molte che l'hanno accompagnato per tanti anni nella sua infermità, dovuta a un incidente stradale accaduto nell'infanzia, aiutando i familiari nella riabilitazione con una dedizione veramente eroica. Mi permetto di riportare qui un passaggio della mia omelia ai funerali di Andrea.
"Tutta la comunità si è stretta attorno ai suoi cari, perché Andrea apparteneva a tutti noi; e la famiglia esprime la sua gratitudine ai tanti volontari, giovani e adulti di ogni ceto, che per decenni si sono avvicendati per accudire Andrea con immensa generosità e dedizione. Quella casa ormai era divenuta il santuario domestico di presenze amiche e si respirava un'aria di fraternità, di amore, di consolazione. Là si arrivava per dare e per ricevere. Mentre si dava si riceveva. Edificava l'atteggiamento di fortezza della mamma; si era conquistati da nonna Caterina che era un tutt'uno con il suo Andrea: lo contemplava e se lo godeva; ma gli stessi grandi occhi di Andrea, incastonati nel suo volto di bambino, sia pure cresciuto, ispiravano tenerezza, ti liberavano dai pensieri futili e ti riconsegnavano ai valori più veri della vita. L'espressione del suo sorriso poi conquistava, mentre donava serenità e pace. Abbiamo un angelo in cielo: la nostra oggi non è una Messa di suffragio, ma un atto di lode alla divina Paternità che non lascia mancare mai alle sue creature i segni della sua tenerezza e del suo amore e, anzi, domanda a noi stessi di essere messaggeri del suo amore".
Il parroco, monsignor Giacomo Bulgari