Cara Famiglia Cristiana, vi invio questa mia poesia che ho dedicato alle vittime dell'11 settembre 2001, in vista del decimo anniversario dell'attacco alle Torri gemelle. Non vi nascondo che mi farebbe piacere se fosse pubblicata su Famiglia Cristiana. La poesia, inserita in un'ottica di fede, credo si collochi anche nel solco dello spirito di Assisi.
Francesco Campigli (insegnante di religione e geografia) - Fucecchio (Fi)
OMAGGIO ALLE VITTIME DELL’11 SETTEMBRE 2001
Di New York le Torri gemelle
erano le creature più belle.
Svettavano nel cielo alte e snelle
sembravano sfiorare tutte le stelle.
I loro vetri si tingevano d’azzurro
percepivano della vita ogni sussurro.
Si ergevano sull’oceano cristallino
s’infrangevano nel vento di marino.
Sognavano insieme esotici paesaggi
del sole riflettevano tutti i raggi.
Sembravano cantare soavi melodie
che si spandevano lontano nelle vie.
Alle luci crepuscolari sul far della sera
rivivevano le gioie della giornata intera.
Dell’alta finanza erano il trono
dell’ingegno umano erano il dono.
Simbolo della moderna civiltà
riflesso splendente dell’umanità.
Numerosi segreti hanno custodito
nel loro spazio che sembrava infinito.
Milioni di persone hanno ospitato
tutte le etnie hanno rispettato.
Vi lavoravano uomini di tutti i colori
di molte religioni erano portatori.
Alla loro ombra per le vie della città
s’intonavano cori di vera fraternità.
Per l’Occidente erano punti di riferimento
ma si sono dissolte in un solo momento.
Una mattina di fine estate
al suolo son state rasate.
Non ci sembrava vero
sono scomparse nel buio più nero.
Colpite alla testa senza umana pietà
vittime del male e dell’oscurità:
due aerei veloci come razzi
le han distrutte per colpa dei pazzi.
Erano schegge dirette al cuore
han gettato il mondo nel terrore.
Hanno trafitto l’uomo con acuto dolore
nei pochi istanti di quel tragico fragore.
La città cadde in un rumore assordante
vinse l’odio più bieco e penetrante.
Le lingue di fuoco tinsero il mondo
di un colore cupo e molto profondo.
Nelle macerie crollate a terra
trionfò la ferocia della guerra.
In quel sangue rosso intenso
prevalse l’orrore senza senso.
Davanti a quei cumuli di ferro e cemento
si accese nel mondo un funereo lamento,
soddisfazione per chi era contento
di gettare l’America nello sgomento.
I sogni di pace del genere umano
furon distrutti da solo una mano.
Diabolico frutto di un disegno
la paura instaurò il suo regno.
L’ordì un uomo da un nascosto villaggio
l’umanità intera prese in ostaggio.
Credeva di essere di nobile lignaggio
ma rivolse a Dio il più grave oltraggio.
Ci ha sconvolto con un cruento messaggio
delle nere tenebre ci ha dato un assaggio.
La guerra santa egli ha invocato
per giustificare quell’atto efferato,
ma nessuna fede, credenza, ideologia
può ammettere una simile follia.
L’esplosione violenta di quella mattina
risuona ancora e l’anima incrina.
In quell’inferno di lacrime e pianti
d’innocenti ne sono morti tanti.
Circa tremila hanno perso la vita
non hanno trovato via d’uscita.
Delle vittime di quel tragico tormento
il dolce ricordo non sarà mai spento:
vivono per sempre dentro di noi
per l’America sono già eroi.
Le loro voci risuonano nel vento
implorano pace in ogni momento.
I loro sorrisi ci riscaldano il cuore
alimentano la fiamma del nostro amore.
I loro volti in noi son scolpiti
son più belli dei prati fioriti.
I loro corpi nella cenere dispersi
ora contemplano i Tuoi occhi tersi.
Le loro anime non sono svanite
la Tua Mente le ha concepite.
Ora splendono nell’eterna vita
avvolte dalla Tua Luce infinita.