17/12/2012
Sono partiti questa mattina senza particolari intoppi (e proseguiranno ancora nella giornata di domani) i test preselettivi del concorso a cattedre, a 13 anni dall’ultimo (bandito nel 1999). Sarà per questo che in molti si sono “buttati”. Per 11.542 cattedre nelle scuole statali di ogni ordine e grado (dalle elementari alle superiori), gli iscritti sono 321.210, cioè oltre 27 per ogni posto disponibile. Candidati non giovanissimi: l’età media di chi ha fatto domanda è di 38 anni per le donne e di 40 per gli uomini.
L’80% dei candidati sono donne, ulteriore conferma della “femminilizzazione” dell’istituzione scolastica, trend in atto ormai da diversi anni. Molto numerosi, tra i partecipanti, anche i laureati in Ingegneria, Economia, Giurisprudenza, lauree che tradizionalmente offrivano chance economiche migliori rispetto al magro stipendio del professore. Ma evidentemente vuol dire che in tempi di crisi economica il posto statale “sicuro” è ancora ambìto da molte famiglie.
Le polemiche: precari e quiz
Anche questa volta non sono mancate le polemiche. Innanzitutto quelle relative ai costi dell’intera procedura concorsuale. I sindacati hanno stimato che si spenderanno complessivamente 120 milioni di euro, soldi che, a loro avviso, potevano essere meglio impiegati per stabilizzare centinaia di precari. Perché – fanno notare – gli insegnanti abilitati già ci sono, e vengono assunti e licenziati ogni anno, spesso per più anni di fila. Prassi recentemente indicata come inaccettabile della stessa Unione Europea, che ha invitato il nostro Paese a porvi rimedio.
Il ministro Francesco Profumo
Critiche, poi, allo strumento del test, 50 quesiti a risposta multipla,
con quattro opzioni di risposta: 18 domande di capacità logica, 18 di
comprensione di un testo, 7 sulle competenze informatiche, 7 sulla
lingua straniera (inglese, francese, tedesco o spagnolo). Il tempo a
disposizione per rispondere è di 50 minuti. Scaduto il termine, il
candidato può visualizzare il proprio punteggio direttamente sulla
postazione assegnata. Sì, perché – e questa è una novità alla quale il
ministro dell’Istruzione Francesco Profumo teneva molto – tutto si svolge su computer e non più, come avveniva tradizionalmente, con carta e penna.
Ma i test non piacciono a tutti. Le polemiche sono scoppiate già
nelle scorse settimane, quando il Ministero ha reso disponibile on-line
una “piattaforma” per consentire ai candidati di esercitarsi, attraverso
una batteria di 3.500 quesiti, da cui sarebbero stati tratti i 50 della
prova ufficiale. Il problema era che, nel caso di risposta errata, non
veniva indicata quella giusta. Inoltre molte domande sono parse astruse,
inutilmente complicate e neppure da lontano apparentate con le
discipline che i futuri docenti saranno chiamati a insegnare. Insomma, i
test sono visti da molti soltanto come uno strumento per eliminare il
maggior numero di candidati.
Le prossime tappe
Coloro che riporteranno un punteggio minimo di 35 su 50 passeranno alla
seconda fase. Quella di oggi e di domani è infatti solo la parte
preliminare della procedura, che per gli ammessi proseguirà nei prossimi
mesi con una prova scritta e un’altra orale.
La prima servirà a testare
la preparazione dei candidati nelle discipline di insegnamento,
attraverso un questionario a risposte aperte (quella che a scuola viene
chiamata “trattazione sintetica di argomenti”).
Una novità di rilevo sarà all’orale, dove è prevista una “lezione simulata”
(30 minuti su un argomento estratto 24 ore prima dal candidato): è la
prima volta che a un concorso per la scuola non si verificano soltanto
le conoscenze, ma anche l’effettiva capacità di trasmetterle. Il che ci
sembra una buona idea.
Roberto Carnero