15/10/2012
Classi di felicità o sessioni di meditazione per insegnare agli alunni ad affrontare lo stress, controllare le emozioni e pensare in modo positivo. In Gran Bretagna sono diffuse, sia alle elementari che alle superiori, negli istituti privati e in quelli pubblici. Secondo Anthony Seldon, preside di una delle scuole private più prestigiose del Regno Unito, il Wellington College, nel Berkshire, le classi della felicità, che richiedono un alto livello di concentrazione, migliorano le prestazioni scolastiche degli alunni in modo significativo.
Nelle scuole cattoliche, le elementari di Sacred Heart, a Loughborough, nel nord di Inghilterra, sono uno dei tanti esemp: i momenti di meditazione sono gestiti da insegnanti e religiosi come suor Anna Patricia che chiede agli alunni di sedersi in circolo, chiudere gli occhi e ripetere una parola come "Maranatha" concentrandosi profondamente.
«I bambini mi dicono che sono utili perchè finalmente riescono a rilassarsi in una vita che trovano, già a sette o otto anni, troppo piena di impegni», spiega la suora ai genitori durante un incontro alla scuola. Secondo studi e statistiche ripresi dalla stampa britannica i piccoli inglesi sarebbero tra i più stressati del mondo. L’Unicef e varie charities britanniche mettono gli alunni britannici alla fine delle classifiche dei Paesi del mondo industrializzato per felicità e benessere, benché il Regno Unito sia tra i primi per ricchezza.
Uno studio, lungo tre anni, condotto dalla Università di Cambridge sulle
scuole elementari inglesi, ha trovato prove che esami e tabelle per
classificare le scuole in base ai risultati fanno aumentare la pressione
in classe mentre il consumismo e il culto delle celebrità sottopone i
più piccoli a una gara continua appena lasciata la scuola.
Durante le classi di felicità e le sessioni di meditazione agli alunni
viene chiesto di riconoscere un pensiero che entra nella loro mente
senza giudicarlo. Così imparano a riconoscere i loro pensieri, si
tratti di frustrazione, ansia o gelosia e decidere se vale la pena
prenderli in considerazione oppure no.
Silvia Guzzetti