18/04/2013
Lunghe attese, criteri di accesso poco chiari, rette elevate, personale brusco: ecco il quadro poco confortante che emerge da un'inchiesta di Altroconsumo iniziata nel 2012 e pubblicata a marzo. Sono stati 548 i questionari sottoposti a persone che avevano un parente anziano in casa di riposo o l'avevano avuto negli ultimi cinque anni.
Le case di riposo sono strutture private (intera retta a carico dell'ospite), pubbliche o convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale (retta pagata solo in parte dall'ospite); accolgono per lo più anziani autosufficienti, mentre per gli altri ci sono le RSA, residenze sanitarie assistite: non ospedali veri e propri ma con assistenza medica.
Il 63% degli intervistati ha dovuto mettersi in lista di attesa; di questi, circa metà (33%) ha aspettato quattro mesi, in cui il 41% è ricorso alla badante (1). I criteri di accesso sono poco trasparenti per il 35% degli intervistati. Di solito valgono ordine di iscrizione (51%) e condizioni di salute dell'anziano (39%).
Quando poi si libera un posto le difficoltà sono tutt'altro che finite. La retta di base (in media 1620 € per vitto, alloggio e visite del medico generico) supera le entrate del 69% degli anziani – 500 € in più del reddito del 37% degli intervistati. In metà dei casi l'anziano paga con i risparmi; solo il 16% ha un contributo istituzionale.
La situazione si complica in caso di handicap o non autosufficienza grave. Il Comune può richiedere un contributo per le spese, calcolato sul reddito dell'assistito; purtroppo, spesso le istituzioni si rivalgono sui familiari, benché la legge non lo consenta.
A tutto ciò possono aggiungersi personale scortese, incidenti per scarsa assistenza, furti, contratti poco chiari... Ora che la vita media si allunga, con disabilità e bisogno di assistenza crescenti, queste prospettive non sono proprio incoraggianti.
(In Lombardia il sito www.famiglia.regione.lombardia.it aiuta a trovare strutture e a conoscere liste di attesa; basta digitare “RSA”).
Giuliana Lomazzi