28/01/2012
Un’altra notizia a favore delle tecnologie: sull’autorevole rivista American Journal of Preventive Medicine si legge che i videogiochi interattivi, dove la dimensione ludica si accompagna al movimento, producono un maggiore beneficio cognitivo per gli anziani rispetto agli esercizi tradizionali. In poche parole, tenere mente e corpo allenati è più vantaggioso che non il solo muoversi. E le implicazioni che ne derivano sono molto interessanti. «I cosiddetti “exergames”, che spostano l'attenzione sul gioco e gli scenari tridimensionali, spingono gli anziani a una maggiore frequenza e intensità delle attività fisiche e quindi a risultati migliori per la salute», ha spiegato Cay Anderson-Hanley, del Dipartimento di psicologia americano della Union College di Schenectady.
«Sappiamo che l'esercizio fisico può prevenire o ritardare la demenza durante l'invecchiamento normale ma solo il 14% degli adulti di età compresa tra 65-74 anni, e solo il 7% di quelli oltre i 75, eseguono periodicamente esercizi tradizionali, quindi occorreva provare a considerare anche altro». Fare ginnastica impegnando la mente è, infatti, risultato più facile e divertente, ad esempio con la 'cybercycling', la cyclette a ritmo di pedalate e giochi elettronici che, fatta due o tre volte alla settimana per 3 mesi, ha dimostrato di offrire una maggiore protezione contro il decadimento cognitivo lieve.
La ricerca ha arruolato 101 volontari tra i 58 e i 99 anni, che sono stati spinti a esercitarsi sulla cyclette normale e su quella “cyber” che prevedeva tour 3D e battaglie contro un 'ghost rider'. Valutando le funzioni esecutive come la pianificazione, la memoria, l'attenzione e la soluzione dei problemi nei due gruppi ad intervalli di tempo regolari, è stato visto che i cyber-piloti avevano significativamente migliorato la funzione esecutiva rispetto al gruppo tradizionale, sperimentando una riduzione del 23% in progressione della demenza senile. Del resto, la lettura, la scrittura e i giochi logici abbassano il rischio di far sviluppare i depositi proteici nel cervello collegati con l'Alzheimer.
E’ uno degli ultimi dati provenienti dalla ricerca scientifica, e precisamente dall’Università californiana di Berkeley, per cui le persone che impegnano la propria mente sin dall'infanzia sviluppano meno placche amiloidi, le formazioni presenti nel cervello di chi è affetto da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Analizzando 65 persone sane e cognitivamente normali intorno ai 60 anni, è stato visto, infatti, che chi nel corso della sua vita era stato mentalmente più attivo aveva livelli più bassi di queste formazioni, per cui, molto probabilmente, il processo degenerativo inizia molto tempo prima della comparsa dei sintomi. Sotto con i cruciverba, dunque, giochi elettronici e tutto quanto può essere d’aiuto per mantenere la mente in allenamento nella terza età, ma fin da giovani occorre sfruttare al massimo le nostre attività cerebrali per conservarle sane più a lungo.
Alessandra Turchetti