Primo sì alla "Pillola dei 5 giorni dopo"

Il parere del Consignio Superiore della Sanità "sdogana" questo farmaco con riserva: visto il potenziale effetto abortivo occorrerà che il previo test di gravidanza sia negativo.

17/06/2011

Il Consiglio Superiore della Sanità ha espresso parere favorevole su richiesta dell'Aifa, l'Agenzia per il farmaco, per l'introduzione in Italia della cosiddetta "pillola dei 5 giorni dopo", la EllaOne, un ritrovato che contiene ulipristal acetato, una molecola a spiccata azione antiprogestinica i cui effetti possono essere sia contraccettivi (perché inibisce o posticipa l'ovulazione ma con meccanismi non ancora chiariti) sia abortivi, perché, nel caso in cui vi sia stato concepimento, impedisce l'insediamento dell'embrione nell'utero.

Il Consiglio Superiore della Sanità, nel suo parere, ha quindi sconsigliato l'utilizzo di EllaOne in caso di gravidanza accertata, visto che si tratta di un farmaco per la contraccezione di emergenza e non un abortivo. La pillola dei cinque giorni dopo è già stata adottata in Europa da Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna.

Dopo il Norlevo, altrimenti noto come "pillola del giorno dopo", ecco dunque EllaOne. Mentre il primo si assume entro 72 ore dal rapporto a rischio, EllaOne ha un tempo di azione più lungo, cioè fino a 120 ore (5 giorni) da quel momento.

Ma quali sono gli effetti dei due ritrovati? Il periodo di fertilità con più alta percentuale di fecondazione (variabile comunque anche in questo lasso di tempo) è nei 6 giorni compresi dal 5° giorno prima dell'ovulazione fino al giorno dell'ovulazione stessa; l'embrione, poi, raggiunge l'utero nei 3-7 giorni dopo l'ovulazione e lì si annida tra il 6° e il 10° giorno dopo l'ovulazione. Se EllaOne viene dunque assunta dopo il concepimento e prima dell'annidamento l'embrione si perderà dopo aver fallito a causa del farmaco l'annidamento nell'utero causando di fatto un aborto. Se invece viene assunta prima del concepimento (cosa comunque quasi impossibile da accertare), la sua funzione è quella di ritardare l'ovulazione, con effetto quindi solo contraccettivo.

Esistono tuttavia divergenti idee se EllaOne sia un preparato solo contraccettivo o se sia anche abortivo. Chi sostiene la causa di Norlevo ed EllaOne come mero "contraccettivo" ritiene che il concepimento si ha solo al momento dell'annidamento nell'utero, quindi alcuni giorni dopo il concepimento. Prima si tratterebbe al massimo di un "pre-embrione", qualcosa di simile a qualche cellula messa insieme simile a un'escrescenza qualsiasi del corpo. Chi, per contro, vede nei due ritrovati il pericolo di un aborto mascherato, aggirando così le tutele della legge 194, pensa che un solo istante dopo il concepimento l'embrione è già "programmato" per diventare un uomo e il processo di annidamento nell'utero segna solo l'inizio del suo maggior sviluppo che lo porterà, 9 mesi dopo, alla nascita. Questa seconda soluzione appare decisamente più coerente allo sviluppo reale dello zigote, che conosce una sostanziale continuità dal momento dell'unione dei due gameti maschile e femminile fino alla completa formazione del feto che verrà partorito al termine del percorso di sviluppo.

Quali le reazioni del mondo politico? Se i radicali gridano, per bocca di Luca Coscioni, alla vittoria per la possibile introduzione del ritrovato, il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, ha ribadito ieri intervenendo alla trasmissione Uno Mattina che la pillola dei cinque giorni dopo «può essere un aborto inconsapevole», perchè si prende e «non si sa se ha agito il meccanismo contraccettivo o abortivo». La Roccella ha rilevato che «se c'è un embrione la pillola dei cinque giorni dopo impedisce che venga nutrito. Bisogna dire la verità, sempre di più ci sono meccanismi di confine tra contraccezione e aborto e la stessa definizione, "contraccezione d'emergenza" è un pò contraddittoria, con margini di dubbio che sono evidenti». «Quello posto dal Consiglio Superiore della Sanità», ha concluso la Roccella, «è un paletto importante» perchè dice che la pillola è «compatibile con le leggi italiane se c'è un test che elimina ogni dubbio di gravidanza in atto, perché in quel caso bisogna invece seguire la legge 194». Il sottosegretario ha anche evidenziato che, nel caso del parere reso dal Consiglio superiore di Sanità, si tratta di «un semplice parere, non di un via libera che, invece, spetta all'Agenzia Italiana del Farmaco, che arriverà nei prossimi mesi».

«Cambiare il nome delle cose per non potersi capire è un effetto della Torre di Babele. Ma cambiare il nome della realtà per poter più facilmente uccidere è qualcosa di diabolico», ha invece tuonato l'on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, in un comunicato ufficiale. «In ogni vocabolario è scritto che la gravidanza è lo stato della donna nel cui corpo si trova il frutto della fecondazione, ma adesso cercano di cambiare il significato della parola: nostra madre, secondo loro, non sarebbe stata incinta da quando noi siamo stati concepiti, ma 6 o 7 giorni dopo, quando ci siamo "impiantati", cioè abbiamo trovato una casa fissa nella mucosa uterina», ha aggiunto riferendosi alla teoria, sposata dai fautori di EllaOne, che il termine a partire dal quale si può parlare di gravidanza è solo l'annidamento nell'utero e non al momento del concepimento, che avviene appunto 6-7 giorni prima. «In base a questa logica ben poco logica, già la pillola del giorno dopo, nel caso in cui impedisca l'impianto e faccia così morire l'embrione, non provocherebbe un aborto perché non interromperebbe una gravidanza. La nuova "pillola del quinto giorno dopo" aggrava la situazione perché il suo effetto eventualmente abortivo è più esteso e più efficace. Certo: se la fecondazione non è avvenuta non c'è un embrione da sopprimere e si può avere un effetto semplicemente contraccettivo, ma se fecondazione vi è stata c'è un soggetto appena concepito ma essere umano a tutti gli effetti, che viene ucciso». «Il Movimento per la vita si opporrà con tutti i mezzi legittimi alla commercializzazione del prodotto e all'ennesima bugia di chi sosterrà che gli aborti sono diminuiti per effetto della legge 194», si legge nella parte conclusiva del comunicato. «La verità è, invece, che aumentano a dismisura gli aborti tanto clandestini da essere non conoscibili, provocati da prodotti chimici che soffocano la vita appena sbocciata».

Stefano Stimamiglio
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