Asili nido, Italia fanalino di coda

Il convegno del Fism denuncia il ritardo rispetto a quanto richiesto dalle normative europee.

14/06/2010
foto THINKSTOCK
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Il Convegno del Fism, Federazione italiana scuole materne, dal titolo Prima della scuola dell’infanzia in corso oggi a Firenze rivela che il nostro Paese è in ritardo nella costruzione di asili nido. 140 i partecipanti fra pedagogisti, educatori, insegnanti e dirigenti Fism.

«L’ Unione europea», ha denunciato nella sua relazione il Segretario della Fism Luigi Morgano, «chiede agli Stati Membri  di raggiungere l’obiettivo di  Lisbona di 33 posti di asili nido ogni 100 bambini di età fra 0 e 3 anni entro la fine del 2010 ma in Italia siamo ben al di sotto di quella soglia minimale». «La copertura media del servizio», ha proseguito Morgano, «è da noi solo al 12,7% e addirittura all’1% in alcune zone del Mezzogiorno. Ben diversamente va in altri paesi europei, come la Danimarca che si attesta al 60%, l’Irlanda al 40% e la Francia al 29%». Il Segretario ha anche ricordato che 1500 delle scuole Fism già da anni si sono attrezzate  per rispondere alla domanda delle famiglie attivando asili nido, nidi integrati con cosiddette “Sezioni primavera” per bambini tra i 24 e i 36 mesi.

Riguardo a queste ultime Sergio Govi, consulente del Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha ricordato che «esse sono state istituite nel 2007 dallo Stato attingendo all’esperienza di alcune scuole della Fism che avevano già attivato questo servizio per i bambini di 2-3 anni superando la logica dell’anticipo scolastico».

«Questi servizi per i bambini prima della scuola dell’infanzia», ha aggiunto il Presidente della Fism Redi Sante Di Pol, «non intendono né devono sostituirsi al compito educativo della famiglia, ma piuttosto accompagnare i genitori nello svolgere il loro ruolo, mirando allo sviluppo integrale del bambino».

Infine Roberto Franchini, docente dell’Università Cattolica di Brescia, ha rivelato, citando dati del Consiglio d’Europa, che «l’educazione prescolare previene l’abbandono scolastico negli anni successivi», e ha concluso che «oggi si parla troppo di adolescenza e troppo poco di infanzia, ma se non vogliamo adolescenti problematici dobbiamo lavorare sui bambini».

Stefano Stimamiglio
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