21/05/2013
Non è solo il tempo speso davanti allo schermo. E’ quasi inevitabile infatti che i nostri figli trascorrano ore davanti alla televisione se hanno a disposizione ben 22 canali televisivi! A fare riflettere i genitori deve essere però ancora di più la qualità dei contenuti che stanno trasformando l’immaginario e il linguaggio dei più piccoli. «Oggi – spiega Piermarco Aroldi, direttore di OssCom l’Osservatorio sulla comunicazione dell’Università Cattolica di Milano - la tv si muove lungo l’asse dell’adolescentizzazione dell’infanzia. Governano le logiche degli ascolti e dei consumi: di questo le famiglie devono tenere conto quando si rapportano con il piccolo schermo».
Un segnale lanciato in occasione della presentazione del primo rapporto di Focus in Media, Osservatorio sulla comunicazione che la Fondazione per la sussidiarietà ha promosso in collaborazione con Sky Italia e che è stato realizzato dai ricercatori dell’ateneo milanese. Secondo il quale i bambini italiani sono tra quelli che in Europa hanno a disposizione il maggior numero di canali televisivi dedicati, pari solo ai baby spettatori della BBC. Un’abbondanza di offerta alla quale non corrisponde però un adeguato livello qualitativo.
Ripetitività dei palinsesti, circolazione degli stessi prodotti su canali diversi e una forte connotazione commerciale. Insomma, nell’era della digitalizzazione e della moltiplicazione dei canali tematici mancano investimenti editoriali di alto contenuto. Da notare che in Italia dominano le produzioni straniere, quelle locali rappresentano solo il 5% del palinsesto contro, per esempio, il 19% della Francia. Di qui l’invito degli esperti agli operatori a lavorare per produzioni in grado di reggere ai contraccolpi dei network internazionali. A cominciare dalla presenza crescente delle telenovelas americane e sit com che giustamente preoccupano i genitori.
Paola Molteni