Bimbi e web, più consapevolezza che censura

Il convegno dei pediatri italiani ha messo a nudo uno dei punti deboli del rapporto dei bambini e ragazzi con internet: la mancata percazione del rischio.

07/12/2011

Una generazione allevata a pane e tastiera, ben allenata a navigare sul web e in grado, a volte, di contrastarne i rischi. Appaiono così i bambini e i ragazzi europei: connessi on line almeno una volta a settimana (93%), di più (60%) in rete tutti i giorni o quasi. Un esercizio che, numeri alla mano, comincia sempre più presto: in media a 7 anni in Danimarca e Svezia, a 8 negli altri paesi nordici, qualche anno più in là, a 10, in Italia, Grecia, Turchia, Cipro, Germania, Austria, Portogallo.

I dati, presentati qualche giorno fa in 19 regioni italiane nel corso degli Stati generali della Pediatria promossi dalla Sip (la Società Italiana di Pediatria), arrivano dalla ricerca condotta dalla rete Eu Kids Online network, un progetto finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione europea che ha passato al vaglio, tra la primavera e l'estate del 2010, 25.142 fruitori del web di età compresa tra i 9 e i 16 anni, residenti nei 25 Paesi dell'Europa insieme ad altrettanti genitori, uno per ogni ragazzo.

Emergono le abitudini. Si va su internet in contesto scolastico (63%) ma soprattutto a casa (87%), in particolare nella propria cameretta (vale per il 49% dei ragazzi europei e per il 62% degli italiani), mentre il 33% del campione accede anche tramite telefono cellulare o smart phone. Molte le attività on line, dai compiti (85%) al gioco (83%), dalla visione di video (76%) alla comunicazione con i coetanei in chat (62%). Ha poi un profilo su un sito di social network in media il 59% dei ragazzi tra i 9 e i 16 anni (l'Italia tocca quota 57%), in particolare il 26% di bambini tra i 9 e i 10 anni, il 49% degli 11-12enni, tutti ovviamente sotto mentite spoglie per aggirare il limite d'età vigente che è di 13 anni. E il 26% di chi usa i social network ha pure un profilo pubblico, quindi accessibile agli sconosciuti, con un 29% di ragazzi europei (e un 34% di italiani) che ha più di 100 contatti.   Anche i rischi non mancano, ma risultano poco percepiti come tali dai diretti interessati. Solo il 12% dei ragazzi europei dichiara, infatti, di essere stato infastidito o turbato da qualcosa che ha visto su internet, tra loro c'è il 9% di ragazzi tra i 9 e i 10 anni. In particolare il 14% dei ragazzi dai 9 ai 16 anni (il 7% dei coetanei italiani) dichiara di aver visto su internet nell'ultimo anno immagini a sfondo sessuale o pornografiche, ma solo un terzo dice di esserne rimasto infastidito o turbato (in Italia il 2% del campione totale). Più della metà di chi è stato infastidito dall'esperienza (53% dei ragazzi europei) ne ha parlato con qualcuno, uno su quattro con un genitore. Bassa anche la percentuale interessata dal cyberbullismo: il 6% del campione (2% degli italiani) dichiara di aver ricevuto messaggi sgradevoli o offensivi, il 3% ammette di averne anche inviati. Maggiore la ricezione di messaggi o immagini a sfondo sessuale: è capitato di averne ricevuti al 15% dei ragazzi europei di età compresa tra gli 11 e i 16 anni (al 4% dei coetanei italiani), solo il 3% (1% tra gli italiani) dichiara di averne anche mandati.

Poco consapevoli dei rischi, dunque. Ma questo vale anche per i genitori. Quasi uno su due (40%) il cui figlio ha dichiarato di aver visto immagini a sfondo sessuale sul web esclude invece che il suo piccolo si sia imbattuto in situazioni simili. In Italia e in Portogallo la percentuale sale al 54% ed è la più alta tra tutti i Paesi europei. Inoltre il 56% dei genitori i cui bambini hanno ricevuto messaggi offensivi on line non ne è a conoscenza (81% quelli italiani). Risulta poi poco diffussa l'abitudine all'uso di strumenti tecnici per la sicurezza: solo il 28% dei genitori filtra i siti web o li blocca, il 24% usa un programma per tracciare i percorsi di navigazione dei figli.

Ma se un ragazzo viene turbato dal "sexting" on line, si apprende, sa spesso anche come difendersi: oltre un terzo ha bloccato infatti la persona che ha mandato messaggi sessuali, il 38% ha cancellato i messaggi indesiderati. «Strategie di risposta costruttive come quelle appena citate - ribadisce la ricerca- che andrebbero quindi promosse fra i minori. Ci sono alte probabilità che un maggiore uso faciliti l’alfabetizzazione digitale e l’acquisizione di competenze che favoriscono usi sicuri della rete».

Ecco perché i consigli dei pediatri italiani in materia sono orientati più all'autoconsapevolezza che alla censura. La Società Italiana di Pediatria, in particolare, si è fatta promotrice di un “Manifesto”  per un uso sicuro e positivo del web, che si propone di fornire ai ragazzi gli strumenti per contrastare i rischi, alla luce anche delle minori competenze digitali degli adolescenti italiani rispetto ai coetanei europei e del basso coinvolgimento degli insegnanti nelle attività on line degli studenti (il massimo coinvolgimento si registra in Norvegia, 97%, e il minimo nello Stivale, 65%).

In primo luogo, sostengono i pediatri nostrani, occorrerebbe rendere la banda larga disponibile ovunque (in Italia interessava il 21.3% nel 2010, al di sotto la media Ue pari al 25.7%); poi bisognerebbe fornire una lavagna interattiva in ogni classe (oggi ne esiste in media una in ogni scuola), integrare i materiali didattici con gli e-book, usare il più precocemente possibile la tecnologia per utilzzarne tutte le valenze cognitive e culturali e sfruttarne le potenzialità. Infine genitori e insegnanti dovrebbero tornare sui banchi di scuola per guidare l'esperienza dei ragazzi in questo campo e le lezioni in classe dovrebbero essere videoregistrate così da diventare disponibili anche a casa senza limiti di tempo.

Nove infine le regole elaborate da Sip e Polizia di Stato per navigare in sicurezza:

  • «Proteggere il pc e scaricare gli aggiornamenti automatici;
  • controllare che sulla pagina dove si inseriscono dati personali ci sia la scritta https e il segno del lucchetto;
  • usare password di almeno 8 caratteri e cambiarle spesso;
  • quando si riceve un allegato controllare il mittente;
  • non dare mai informazioni personali in risposta a un’email o chat;
  • diffidare di offerte imperdibili, richieste disperate d’aiuto o segnalazioni di virus;
  • prudenza sui social network;
  • non pubblicare foto di cui ci si potrebbe pentire;
  • rispettare la ’netiquette', la ’buona educazione sul web’: niente violazione della privacy e niente informazioni offensive».

Maria Gallelli
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