13/12/2012
Non ci stanno i tantissimi “family caregiver” italiani a non essere più riconosciuti a livello giuridico. Nel 2010 si era arrivati all’approvazione di un disegno di legge che prevedeva, tra l'altro, la possibilità di un prepensionamento di 4 anni, ma, al Senato la norma è stata bloccata in Commissione Bilancio per impossibilità a coprire la spesa. Ed ora è il momento di tornare a muoversi, come spiega Simona Bellini, presidente del Coordinamento nazionale delle famiglie con disabili gravi e gravissimi.
«Quella legge che nei Paesi civili esiste anche per tutelare i più deboli, per dare sostegno, per rispondere a bisogni sociali forti con la solidarietà collettiva e la lungimiranza politica, non esiste in Italia e, mentre nel resto d'Europa i caregiver familiari vengono sostenuti riconoscendo loro l'alto valore sociale, il nostro Paese li ignora, fingendo che non esistano, sfruttandoli fino al limite delle loro forze».
Ma chi sono esattamente i “family caregiver”? Coloro che si occupano 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, di un proprio familiare gravemente disabile. Si tratta soprattutto di donne che hanno una dedizione totale nella cura e nell’assistenza anche che dura anche una vita intera. Al momento attuale, lo Stato non riconosce loro alcun beneficio, né indennità, né copertura previdenziale, né diritto al prepensionamento malgrado il loro lavoro faccia risparmiare tempo e risorse alla sanità pubblica. Per uscire, dunque, dall’invisibilità, si è deciso di portare avanti un’azione legale, promossa dal Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili Gravi e Gravissimi. Per aderirla e sostenerla è stato aperto un blog ricco di informazioni e costantemente aggiornato: http://la-cura-invisibile.blogspot.it/
«Sono già centinaia, anzi si avvicinano al migliaio ormai - spiega Bellini - le adesioni a questa causa collettiva. La famiglia disabile è già, sempre e comunque, in emergenza, con un piede, se non tutti e due, immerso nella povertà». Si aspira, con questo atto, al riconoscimento del lavoro di cura prestato, a tutele sanitarie e contributive, servizi che li sollevino solo per qualche ora al giorno dal loro compito. In effetti, la situazione in Europa per questi cittadini è molto diversa. Esiste un'assunzione di responsabilità pubblica e dello Stato nei confronti delle spese assistenziali dei cosiddetti “cittadini fragili”, garantite indipendentemente dalla situazione famigliare.
Ad esempio, in Francia ci sono ben due tipologie di supporto assicurativo dedicate ai caregiver familiari, mentre in Germania si offrono molteplici prestazioni da adattare alle esigenze dell'intero nucleo familiare, inclusi contributi previdenziali, di disoccupazione se chi assiste non ha lavoro e molto altro ancora. L’azione legale del Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili Gravi e Gravissimi non bloccherà l’iter della proposta di legge giacente in Parlamento, anzi, l’auspicio è che possa accelerarlo.
Alessandra Turchetti