07/09/2011
La corsa è già cominciata a luglio. I genitori (più che gli studenti stessi, appena reduci dalla fine dell’anno scolastico e quindi poco propensi a pensare già al successivo) ritirata a scuola la lista dei libri sono corsi dai rivenditori dell’usato per riuscire ad acquistare i testi scolastici dei figli nelle migliori condizioni. Bene hanno fatto a giudicare dalle notizie sul caro-libri denunciato da più parti. L’Osservatorio nazionale della Federconsumatori denuncia un aumento medio del materiale scolastico del 2-3%. Le spese per i libri più i dizionari sono in media di 481,00 €, rispetto ai 468 dello scorso anno, mentre la spesa che calcola anche tutto il materiale scolastico arriva a 896,00 € (285,00 € libri + 150 € dizionari + 461,00 € per il corredo scolastico ed i ricambi durante l’intero anno), per uno studente in prima media e nel caso della prima superiore lievita a 1.189,60 € (423,00 € libri + 305,60 € dei dizionari + 461,00 € per il materiale).
Il commento dell-Associazione italiana genitori
Sulla questione del caro libri di testo è già intervenuta anche l’Age, l’Associazione italiana genitori chiedendo che siano fatte rispettare le normative ministeriali e che, anche a fronte di un difficile momento di crisi, si cambi l’atteggiamento culturale e politico nei confronti dell’istruzione.
"Le norme sono chiare, eppure la spesa aumenta”, rileva il presidente Davide Guarneri, “Il tetto di spesa stabilito annualmente dal ministero (quest’anno elevato in modo variabile da circa l’1,5% al 3%) è superato in moltissime scuole italiane. Le “specifiche e motivate esigenze” addotte per i cambiamenti sono frequentissime, e di anno in anno si apportano comunque ai testi modeste variazioni (per esempio negli eserciziari), così da renderne impossibile il riuso. A ciò si aggiungano i testi “consigliati”, quindi non considerati per il rispetto del “tetto ministeriale”, testi in pratica obbligatori quando l’insegnante è in classe».
L’Age richiama gli elementi fondamentali di legge, “mediaticamente enfatizzati di frequente, anche se spesso aggirati”. La circolare ministeriale n. 18 del 2011 sull’’adozione dei libri di testo prevedeva:
la cadenza pluriennale per nuove adozioni (ogni cinque anni per la scuola primaria e ogni sei per la scuola secondaria di I e di II grado);
la restrizione della scelta di libri di testo a stampa per i quali l'editore si sia impegnato a mantenere invariato il contenuto per un quinquennio (fatta salva la possibilità per l’Editore di trasformare il medesimo libro di testo nella versione on line scaricabile da internet o mista);
la progressiva transizione ai libri di testo on line o in versione mista, tenendo presente che a partire dall’anno scolastico 2012/2013 non potranno essere più utilizzati testi esclusivamente a stampa;
il rispetto dei tetti di spesa individuati per le scuole secondarie di I e di II grado;
la non modificabilità delle scelte da parte degli insegnanti e della scuola nell'arco dei due periodi previsti, “salva la ricorrenza di specifiche e motivate esigenze”.
L’Age sollecita anche una inversione di tendenza nel modo di considerare le spese per l’istruzione, anche in tempi difficili, in cui le famiglie sostengono il peso dei sacrifici richiesti dalla proposta di manovra anticrisi. «Proprio nei giorni in cui si decidono provvedimenti economici di grande impatto sociale - conclude Davide Guarneri - , chiedendoci se siano solo le famiglie, in concreto, a sostenere il dovere di bilanci pubblici rigorosi, vorremmo soprattutto richiamare l’attenzione sulla spesa del nostro Paese per l’istruzione. Da anni istituzioni autorevoli come Ocse e Bankitalia spiegano che l’aumento dell’istruzione comporta negli anni successivi un incremento medio del Pil. Le spese dell’istruzione, allora, sono una questione delle singole famiglie e dei singoli genitori, quasi una delle tante rivendicazioni particolari, oppure un investimento, e quindi una responsabilità del Paese intero? Nei prossimi giorni sarà possibile una prima concreta inversione di tendenza, così che le famiglie non restino sole? Fra spese per il cane e spese per lo sport, perché non introdurre nella manovra la detraibilità dei libri di testo, in quanto investimento in cultura e futuro?».
Renata Maderna