Caro Vasco: dai, non avere paura

Lettera aperta a Vasco Rossi: anche se tu fossi malato, i Caraibi possono aspettare. Per dirla col tuo amico Ligabue, «L'amore conta, conosci un altro modo per fregar la morte?».

09/09/2011
Vasco Rossi, 59 anni,  lascia la casa di Cura Villalba, a Bologna.
Vasco Rossi, 59 anni, lascia la casa di Cura Villalba, a Bologna.

Diciamo la verità. Quando Vasco Rossi ha buttato lì che se si ammalasse di cancro andrebbe ai Caraibi – altro che curarsi! – ha verbalizzato una reazione che molti di noi, quelli che con la realtà hanno dovuto fare i conti, e non solo con una semplice ipotesi, conoscono bene. È la paura, diciamo pure il terrore, la voglia di scappare, di dirsi non è vero, di svegliarsi la mattina e scoprire che è stato solo un brutto sogno, con l’assurda speranza che altrove, lontano, la realtà torni quella “di prima”.

Per paradossale che sia, quel che ti fa star male non è la malattia (stavi benissimo prima di quell’esame con la sua sentenza, per sempre confine tra un prima e un dopo) sono proprio le cure, l’ospedale, le operazioni, gli aghi, le attese interminabili di altre sentenze... Chi non vorrebbe fuggire? E invece, a poco a poco capisci che l’unica via non è voltare le spalle, ma guardarla in faccia, la tua nuova vita spericolata, dire al male: O.k., ci sei, ma ci sono anche io e farò di tutto per vincerti o almeno rallentarti, toglierti forza, indebolirti, tenerti testa. Per farlo, non hai bisogno dei Caraibi, e, spiace ricordare a Vasco (che talvolta con la sua poesia ti ha fatto meglio di una pillola) il suo antagonista Ligabue: «l’amore conta: conosci un altro modo per fregar la morte?».

Hai bisogno di chi si siede lì, anche muto, ma c’è. Non vuole scappare pure lui. Di una carezza, anche solo di uno sguardo, un sorriso, un piccolo, minuscolo Sms. Tutte cose che un "Senso" ce l'hanno. Di assorbire tutta la vitalità e il coraggio (il combustibile per reggere le cure), che ti regalano un figlio o una mamma, un grande amore o un amico e persino uno sconosciuto a cui “importa” di te. Di qualcuno come gli uomini e le donne che in Famiglia Cristiana numero 38, in uscita  la prossima settimana, racconteranno  le loro vite quotidiane, che non “vanno al massimo” ma si rimettono ogni giorno, di nuovo, accanto a chi soffre, ma non sarà mai solo.

Renata Maderna
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