Aiuto alla vita, 10.000 volte "evviva"

Dal Rapporto annuale dei Cav - Centri Aiuto alla Vita - emerge l'impressionante aumento di donne straniere che chiedono assistenza e sostegno. Più della metà ha tra 25 e 34 anni.

24/06/2012

Il primo Cav - Centro di Aiuto alla Vita è nato all’inizio del 1977 a Firenze. Da allora sono 329 i centri disseminati in tutta Italia. Osservando i dati, raccolti nel Rapporto annuale, relativi alla loro attività emerge che, nel 2011, i bambini nati in seguito all'aiuto offerto alle mamme sono stati 10.078.

Ma guardando indietro scopriamo che in generale dal 1977 a oggi, il numero di bambini aiutati è stimato oltre 140 mila e che in oltre trent'anni di attività sono state assistite oltre 450 mila donne, delle quali più della metà non-gestanti.

Il sostegno dei centri, infatti, oltre a rivolgersi alle lo donne in gravidanza, va in varie direzioni. Le prestazioni assistenziali sono state decine di migliaia. Tra le più numerose si confermano l'assistenza sociale, psicologica e morale, gli aiuti in denaro, l'assistenza medica.

Per quanto riguarda il profilo delle donne prese in carico si tratta di coniugate (il 60%), tra i 25 e i 34 anni di età (53%), casalinghe (37%) o disoccupate (33%), straniere.

La quota di immigrate è progressivamente salita nel corso degli anni, passando dal 16% del 1990 al 49% del 1996 all'82% dello scorso anno. In totale, sono 102 i paesi di provenienza: nella metà dei casi si tratta di donne africane (50%), seguite da europee (17%), sudamericane (16%), e asiatiche (10%).

I motivi per cui le persone chiedono aiuto sono vari, ma spiccano le difficoltà economiche, che interessano quasi la metà delle donne (46%), percentuale che sale al 72% se si sommano le difficoltà per mancanza di lavoro o di alloggio. Tra le altre ragioni che hanno spinto a cercare assistenza le più frequenti sono legate a problemi di coppia, di salute del feto o della madre, rifiuto del partner, età della madre, motivi di studio o lavoro, numero dei figli.

Le gestanti che si sono presentate a un Cav con il certificato per abortire, secondo il Rapporto annuale, sono state nel 2011 il 7%. Di queste, l'85% ha poi proseguito la gravidanza.

L'atteggiamento del marito o del partner è nel 36% contrario all'aborto.
Per le gravidanze conclusesi con il parto il bambino è rimasto nel 99% dei casi con la madre.

Orsola Vetri
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Postato da santrev il 07/07/2012 00:22

Ma chi aiuta le giovani coppie che per il solo fatto di essere entrambi precari non possono permettersi il diritto di mettere al mondo figli? Forse Comunione e Liberazione, con i suoi squallidi meeting di Rimini? Che cosa fa la chiesa per queste coppie? Finora ha fatto solo pena!

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