23/02/2013
La conferenza episcopale tedesca ha autorizzato le cliniche e gli ospedali cattolici a somministrare la pillola del giorno dopo alla donna vittima di violenza, e di stupro. È determinante, però, che il farmaco non sia abortivo: l’embrione umano, fin dall’inizio, ha la dignità propria della persona umana.
Ma la pillola del giorno dopo non è forse abortiva? La sua azione impedisce l’annidamento dell’ovulo fecondato o si limita a impedire il formarsi dell’embrione (incontro ovulo-spermatozoo)?
Nel primo caso, il farmaco somministrato sarebbe abortivo, nel secondo, contraccettivo e, quindi lecito in caso di subìta violenza. La differenza è essenziale: una cosa, infatti, è impedire il formarsi di una vita umana, tutt’altra è interrompere una vita già avviata e in formazione.
A livello scientifico non si conosce con certezza il meccanismo di azione dei diversi farmaci che vanno sotto il nome generico di pillola del giorno dopo. In questo contesto, i vescovi tedeschi presuppongono la distinzione tra pillola del giorno abortiva e contraccettiva. Ovviamente tale distinzione è demandata alla scienza medica e ai medici che la somministrano.
La posizione dei vescovi tedeschi non è da collocare, pertanto, nell’ambito dell’aborto, come se questo fosse oggettivamente giustificato in considerazione dell’eventuale violenza o stupro. L’aborto aggiunge violenza a violenza, ingiustizia a ingiustizia. La donna è certamente meritevole di piena comprensione e di aiuto, perché possa superare il dramma nel pieno rispetto della vita, quel rispetto che a lei è stato tragicamente violato.
In conclusione, l’intervento dei vescovi tedeschi si oppone a una valutazione generalizzante sulla pillola del giorno dopo con il porla, senza le debite distinzioni, tra i farmaci abortivi o contraccettivi: ci sono gli uni e gli altri. In questo senso, la loro dichiarazione assume importanza per la morale, per la medicina (i medici), e la pastorale.
Luigi Lorenzetti, teologo moralista