18/06/2012
È arrivata puntuale stasera la
sentenza della Corte costituzionale in merito all'attesa questione di
legittimità costituzionale dell'art. 4 della legge 194, che
stabilisce che per l'aborto entro i primi 90 giorni «la
donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della
gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio
pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo
stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o
familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a
previsioni di anomalie o malformazioni del concepito può rivolgersi
a un consultorio».
Come
un po' era nell'aria la Corte ha dichiarato manifestamente
inammissibile, rigettandola, la questione sollevata del giudice
tutelare di Spoleto che si era trovato a decidere dell'aborto di una
minorenne senza il consenso dei genitori. Il giudice di merito,
facendo riferimento a una recente sentenza della Corte di Giustizia
dell'Unione europea che definiva l'embrione umano «soggetto
da tutelarsi in maniera assoluta»,
si era posto il problema, girato alla Consulta per il giudizio, che
il suddetto articolo 4 fosse in conflitto con alcuni principi
fondamentali della Costituzione: art. 2 (tutela dei diritti
inviolabili dell'uomo), art. 32 (diritto alla salute), art. 11
(cooperazione internazionale) e 117 (diritto all'assistenza sanitaria
e ospedaliera). La Consulta non ha accolto la tesi
dell'incostituzionalità e ha dichiarato «manifestamente
inammissibile, la questione di legittimità costituzionale».
«È dal 1980 che la Corte
Costituzionale riesce a non dirci, con espedienti procedurali vari,
se l’aborto come disciplinato nei primi tre mesi di gravidanza è
conforme alla Costituzione oppure no», ha commentato a caldo Carlo
Casini, presidente del Movimento per la vita. «Come in almeno altri
25 casi precedenti, anche questa volta la Corte ha accuratamente
evitato di entrare nel merito. Per dirla in modo semplice, alla
domanda del giudice ha risposto: non posso darti una risposta né in
un senso né nell’altro».
Casini si è consolato dicendo che «neppure
la Costituzionalità della legge 194 è stata mai dichiarata»
e che solo «prima che la legge entrasse in vigore, la Corte
aveva parlato», riferendosi a una sentenza del 1975 che pareva
limitare i casi in cui l'aborto fosse possibile, casi poi molto
estesi con la successiva legge del 1978 e in particolare con il
menzionato articolo 4.
Stefano Stimamiglio