Dico di nuovo alla ribalta?

Il Forum denuncia il tentativo del Parlamento di rispolverare il progetto sulle unioni di fatto, bocciato nel 2007. "Esistono ben altri provvedimenti urgenti a favore delle famiglie".

24/04/2012

Dopo il divorzio breve tocca alle unioni di fatto. Il Parlamento, attraverso la commissione Giustizia della Camera, ha ripreso in mano in questi giorni i progetti di legge sulla disciplina delle unioni di fatto - circa una decina - per cercare di arrivare, a tappe forzate, all’approvazione di una legge che il governo Prodi all’inizio de suo mandato cercò invano di far passare e che da allora giace nelle segrete del Parlamento. «Nella relazione introduttiva l’on. Giulia Bongiorno, presidente della Commissione e autonominatasi relatrice, ha esplicitato il proprio intendimento di voler estendere (molti) diritti e (pochi) doveri del matrimonio ad altre libere forme di convivenza anche omosessuale», denuncia il Forum delle Associazioni Familiari in un comunicato stampa. Rincarando la dose, il Forum denuncia anche che «si voglia andare perfino oltre la proposta del 2007 sui Dico, che costrinse la società civile a portare la protesta in piazza S.Giovanni»

 La bocciatura del Forum è senza appello: «Non si capisce dove il Parlamento possa trovare tempo ed energie per dedicarsi a temi diversi dalla crisi economica, sociale e politica che il Paese sta attraversando. Nel caso della legge sul Fine Vita le forze politiche hanno scelto di congelare una legge giunta all’approvazione definitiva del Senato perché non si possono seminare pietre d’inciampo al governo ed alla maggioranza che lo sostiene. Ed invece per leggi ben più pericolose per la tenuta politica, come quella sulle unioni di fatto o quella sul divorzio breve, si invoca addirittura la corsia preferenziale quasi che questi e solo questi temi rappresentino l’emergenza sociale». Insomma, «le famiglie lottano ogni mattina per tirare avanti e per far tirare avanti il Paese sia come sistema economico che come comunità sociale e il governo e le Istituzioni non trovano il modo e la voglia di garantire loro un adeguato sostegno». Il comunicato si conclude con un appello ai parlamentari di «prendere pubblicamente e formalmente le difese della famiglia e del buon senso chiedendo che siano accelerati altri provvedimenti ben più urgenti quali ad esempio l’istituzione del Tribunale per la famiglia (per rendere più efficace la disciplina della adozione e dell’affido), una reale conciliazione tra famiglia e lavoro o l’introduzione nell’iter giudiziario di meccanismi di consulenza e mediazione familiare (per sostenere le migliaia di coppie in crisi e oggi abbandonate a sé stesse)».

Stefano Stimamiglio
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Postato da Monia il 02/05/2012 11:08

Ogni volta che leggo la disputa sui diritti e i doveri delle coppie di fatto mi frulla in testa una domanda. Se io entro in un appartamento e 'di fatto' lo occupo, ne acquisisco automaticamente il diritto di proprietà? Credo proprio di no! E' necessario che applichi un negozio che si chiama contratto di acquisto che mi fa assumere diritti e oneri su qell'immobile. Ora se io non desidero vincolarmi a nessun contratto perchè mi appello alla mia libertà di legarmi a chi voglio senza contratti noiosi...non credo possa rivendicare alcun diritto e dovere verso quel legame 'di fatto'. Se desidero che invece quel legame e i suoi frutti vengano tutelati devo necessariamente applicare un negozio che si chiama 'contratto matrimoniale'. Questo non ha niente a che vedere con la religione o la laicità è la legge! Per acquisire diritti è doveri è necessario applicare dei contratti . Onestamente mi sembra tutto tempo perso quello investito in tali discussioni. SE SI DESIDERA ESSERE LIBERI BISOGNA ESSERE CONVINTI DI VOLERLO ESSERE SENZA MA E SENZA SE FINO IN FONDO.

Postato da paola trastulli il 28/04/2012 12:41

In realtà le coppie di fatto, generalmente, hanno scelto di non sposarsi per cui volergli allargare i diritti ed i doveri del matrimonio mi sembra un'imposizione a meno che non vi siano figli perchè in questo caso il discorso cambia. Per le coppie di fatto, omosessuali o meno, bisogna ricordare che i diritti costano, per cui un riconoscimento limitato ai diritti di sussistenza (tipo pensione di reversibilità al minimo o riconoscimento di permessi ex lege 104/92 per l'handicap, reversibilità in caso di infortunio sul lavoro mortale) credo che gli debbano essere riconosciuti. Insomma il concetto è che vanno riconosciuti quei sussidi che intervengono in caso di mancanza del reddito minimo vitale di sussistenza o in caso di grave pericolo per la vita e per la salute specialmente se ci sono figli a carico. Noi cattolici, benchè estranei a certe scelte, non dobbiamo mai dimenticare la misericordia. Aiutare non significa avallare, ma in uno Stato laico non possiamo pretendere che tutti la pensino come noi. L'importante è andare avanti con l'esempio.

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