Se il cibo prende il posto di Dio

La dietologa inglese Jean Clarke vede nella mancanza di spiritualità l'aumento di persone obese nella nostra società.

24/01/2012

 «La crisi dell’obesità che colpisce il mondo occidentale ha origini spirituali ed è legata all’assenza di Dio nella nostra società», parola di Jane Clarke, forse la nutrizionista più nota del Regno Unito, che ha consigliato David Beckham durante la coppa del mondo del 2006 ed ha aiutato Jamie Oliver, di cui è amica, a mettere a punto quel programma che ha denunciato il modo in cui i bambini venivano nutriti nelle scuole inglesi.

«Se uno è staccato dal proprio lato spirituale, è infelice e cerca rassicurazione, senso di benessere e un sentimento di comunione con gli altri nel cibo e, per questo motivo, mangia in modo esagerato», dice la dietologa, che è anche Cordon Bleu chef e ha pubblicato una serie di libri l’ultimo dei quali si intitola Nourish.

Per Jane Clarke, anglicana praticante, che va a Messa quasi tutte le domeniche  e mangia insieme ai genitori e alla figlia adottiva Maya, il cibo ha preso il posto di Dio e si cerca nel cibo la felicita’ che dovrebbe consistere, invece, nel sentirsi amati da Dio. «Quando ci si siede attorno al tavolo e si mangia insieme il cibo ha un fortissimo significato spirituale e soddisfa i nostri bisogni emotivi, ma nella società di oggi questo avviene sempre di meno. Si mangia da soli, di corsa,  e ci si nutre di fast food e diventa molto difficile controllare la quantita’ di grassi e zuccheri che consumiamo» continua la Clarke.

Secondo la famosa dietologa l’invito dei vescovi cattolici inglesi ad astenersi dalla carne il venerdì ha due vantaggi. «Ci rende piu’ consapevoli che ci sono altri cibi che possiamo mangiare oltre alla carne e ci fa sentire parte di una comunità spirituale che condivide la stessa scelta», spiega la Clarke. Per la famosa dietologa la ricetta del governo britannico, invitare le persone a fare più esercizio fisico e passare nuove leggi per costringere i produttori di cibo a mettere etichette dettagliate con le quantità di grassi e zuccheri contenuti, non serve.

«Ci illudiamo di risolvere il problema in questo modo. Chi mangia troppo deve essere aiutato a rimettersi in contatto con il proprio lato spirituale, attraverso la chiesa o la sua famiglia, per rendersi conto che non può trovare nel cibo la soluzione ai suoi problemi», aggiunge la Clarke.

«Fantastica!» cosi la famosa nutrizionista definisce la dieta italiana. «Vi invidio perchè mangiate insieme in famiglia mentre noi inglese non abbiamo questa passione per il cibo e per mangiare insieme. L’unico svantaggio è la quantità di pasta e pane consumati perchè nel vostro paese non fate molto esercizio fisico».

Silvia Guzzetti
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