31/03/2012
Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita
La pillola dei 5 giorni, la EllaOne, sarà in commercio da lunedì 2 aprile nelle farmacie. Dopo una lunga diatriba amministrativa tra governo, istituto Superiore di Sanità e Aifa, l’Agenzia per il farmaco e dopo la notizia diffusa nei giorni scorsi che l’acquisto del ritrovato con effetti potenzialmente abortivi è disponibile anche online, ecco che ora entra definitivamente sui banchi delle farmacie italiane. EllaOne, a base di Ulipristal acetato, sarà in vendita al prezzo di 34,89 euro non rimborsabili da parte del Servizio Sanitario e sarà sottoposta alla presentazione di un test sulla gravidanza negativo.
La diatriba dei mesi scorsi verteva sull’effetto abortivo o meno del ritrovato: se dopo l’atto sessuale c’è stato concepimento, infatti, l’effetto sull’embrione è quello di impedire l’annidamento nell’utero. Aborto, dunque, con conseguente applicazione della legge 194 o nulla ti tutto questo? «La pillola ritarda l’ovulazione, se presa prima dell’atto sessuale o prima dell’incontro dei due gameti, ma se l’embrione è già formato allora viene espulso e si tratta evidentemente di aborto», commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano e parlamentare europeo. Tutto verte sul momento dal quale si considera applicabile la 194: da momento dell’annidamento dell’embrione nell’utero, cioè circa 15 giorni dopo l’atto sessuale fecondo - come sostiene chi è per la liberalizzazione massima della pillola - o, come sostiene il Movimento per la vita, dal momento stesso del concepimento? «La logica propende evidentemente per questa seconda soluzione, visto che dal concepimento in poi si ha un continuum del progetto umano iscritto nell’incontro dei due gameti e interromperlo anche prima dell’annidamento corrisponde a praticare un aborto», commenta Casini. Dunque di aborto si tratta e non contraccezione, almeno se vi è stato il concepimento. «L’equivoco che sta alla base di questa controversia viene da una vecchia richiesta dell’onorevole Santolini al Ministro della Sanità, da questi girata a suo tempo all’Istituto Superiore di Sanità e all’Aifa, che alla fine dell'indagine hanno suggerito che si disponga, prima di vendere il farmaco, l’esibizione del test di gravidanza per escludere l’aborto: ma è chiaro che il risultato sarà sempre negativo, in quanto diventa eventualmente positivo solo dopo l’impianto dell’embrione in utero, cioè mai se si prende la pillola». Insomma, esempio tipico del motto tutto italico: fatta la legge trovato l’inganno. «Abbiamo impugnato il provvedimento dell’Aifa lo scorso 14 marzo impugnato davanti a Tar del Lazio in quanto riteniamo che si siano aggirate le disposizioni della legge 194». In attesa del giudizio dei giudici amministrativi la pillola sarà comunque disponbile nelle farmacie.
Stefano Stimamiglio