Endometriosi e lotta all'infertilità

Una malattia che affligge molte donne, solo 3 milioni in Italia, viene ora curata presso il Rome American Hospital. Con risultati interessanti.

18/03/2012
Corbis
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Tre milioni di donne affette in Italia, 14 in Europa e 150 nel mondo: questi i dati di una patologia tutta femminile fortemente invalidante, soprattutto sul fronte fertilità. Stiamo parlando dell’endometriosi, malattia cronica e complessa causata dalla presenza di endometrio fuori della cavità uterina, in genere nella zona pelvica. Nonostante la relazione tra endometriosi e la sterilità sia oggetto di una ricerca continua, purtroppo il 30-40% di donne affette da endometriosi è sterile.

Per aiutare a risolvere questo limite, è nato a Roma il primo Centro di Fecondazione al mondo dedicato alle donne con endometriosi. La struttura fa parte del Centro Italiano Endometriosi, già attivo a Roma presso il Rome American Hospital, e ha l'obiettivo di aiutare le tantissime donne a realizzare il loro desiderio di maternità. Spesso la procreazione, infatti, risulta quasi impossibile in molti casi con le procedure tradizionali, anche per i costi molto elevati e le forti ripercussioni sulla salute, quindi presso il nuovo centro è possibile usufruire di tecnologie più avanzate e funzionali. Ad esempio, è stato messo a punto un efficiente sistema di tracciabilità che impedisce lo scambio di gameti ed embrioni, o l'utilizzo di speciali incubatori a secco che tutelano in maniera assoluta l'embrione. Il Centro Italiano Endometriosi, presso il Rome American Hospital, è il primo centro specifico nato in Europa per l’endometriosi. Si occupa della diagnosi e cura della endometriosi, attraverso strumenti moderni come la laparoscopia avanzata ginecologica per il trattamento mininvasivo, in grado di aumentare le possibilità di conservazione del patrimonio ovocitario, e di migliorarre così le capacità riproduttive delle pazienti.

E la ricerca su questo fronte fa passi avanti: specialisti dell'Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma hanno tracciato "un identikit" delle cisti dell'ovaio dovute a endometriosi. La maggior parte delle pazienti affette, infatti, dimostra un interessamento ovarico della malattia: importante è decidere se e quando togliere una cisti ovarica "endometriosica" senza, però, rischiare di compromettere la capacità riproduttiva della donna. In questo studio è emerso che soprattutto nelle donne giovani (sotto i 32 anni) rimuovere le cisti endometriosiche di piccole dimensioni può causare un danno più importante per la fertilità che non rimuovere, invece, quelle più grandi, perché nel primo caso si perdono più follicoli. Le cause della formazione di queste cisti ovariche, molto comuni nelle pazienti in età fertile, sono ancora da chiarire ma questa indagine può aiutare i clinici a scegliere fra l’intervento chirurgico o il trattamento farmacologico nella valutazione del quadro complessivo. La creazione di un Centro di Fecondazione mirato e con una qualità alta dell’assistenza alla procreazione è un passo ulteriore per la tutela della salute della donna e della vita nascente.  

Alessandra Turchetti
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Postato da ludovico muzii il 19/03/2012 16:49

Purtroppo, e sottolineo purtroppo, sono d'accordo con Yeye. Non è possibile che venga scritto: "Spesso la procreazione, infatti, risulta quasi impossibile in molti casi con le procedure tradizionali, anche per i costi molto elevati e le forti ripercussioni sulla salute, quindi presso il nuovo centro è possibile usufruire di tecnologie più avanzate e funzionali", quando, per esempio, pochi giorni fa Sua Santita' Benedetto XVI pronunciava questa parole alla XVIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita: "Le legittime aspirazioni genitoriali della coppia che si trova in una condizione di infertilità devono trovare, con l’aiuto della scienza, una risposta che rispetti pienamente la loro dignità di persone e di sposi. L’umiltà e la precisione con cui approfondite queste problematiche, ritenute da alcuni vostri colleghi desuete dinanzi al fascino della tecnologia della fecondazione artificiale, merita incoraggiamento e sostegno". E ancora: "Lo scientismo e la logica del profitto sembrano oggi dominare il campo dell’infertilità e della procreazione umana, giungendo a limitare anche molte altre aree di ricerca." Sottolineo "la logica del profitto", che domina il mondo della riproduzione assistita. La via da seguire è invece proprio quella della "procedure tradizionali", che in questo articolo vengono messe da parte per "i costi molto elevati e le forti ripercussioni sulla salute". Sul primo concetto, quello dei costi, non vale nemmeno la pena di commentare ulteriormente, visto che la riproduzione assistita è sempre a pagamento mentre le procedure tradizionali, che favoriscono "il fecondo dialogo tra dimensione etica e ricerca biomedica" (Benedetto XVI, ibidem), sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale, e quindi gratuite.

Postato da Yeye il 04/03/2012 10:06

Fa piacere leggere che "è stato messo a punto un efficiente sistema di tracciabilità che impedisce lo scambio di gameti ed embrioni ...", quindi di certo non confonderanno gli embrioni ma di sicuro voi avete confuso qualcos' altro riguardo a morale e sacralita' della vita e di confusione ne generate in chi vi legge. Dispiace che vi siano sfuggite quelle righe dove con estrema superficialita' passate il concetto della fecondazione artificiale come qualcosa di lecito e risolutivo per tutte quelle donne che vorrebbero diventare madri. Dispiace anche che vi sfugga la sfumatura con cui il figlio viene visto a completamento di un bisogno di una donna che ha difficolta' a diventare madre. Un figlio e' un dono non la risposta ad un bisogno. Strano inoltre che non si parli di coppie. Sul numero del 19 febbraio dite invece tutto il contrario e citate il catechismo dove art 499 si dice: Perché inseminazione e la fecondazione artificiale sono immorali? Esistono anche altre vie per accogliere una vita nascente, senza sostituirsi all' imprevedibile onnipotenza creativa di Dio. Credo sarebbe importante una vostra rettifica, per non generare inutili confusioni. Cordiali saluti Giuliana mamma adottiva affetta da endometriosi

Risposta di: Alessandra Turchetti

Gentile lettrice, la sacralità della vita non è messa in discussione dalla notizia. Il fatto che si comunichi la creazione di un centro ad hoc per andare incontro ai problemi di sterilità delle donne affette da endometriosi non può essere letto necessariamente come un elogio alla fecondazione assistita in quanto unico e preferito strumento per soddisfare il desiderio di maternità. Il nuovo servizio nasce, infatti, all’interno del Centro Italiano Endometriosi del Rome American Hospital, il primo istituto specifico nato in Europa per affrontare e gestire questa diffusa malattia femminile. Diagnosi e cura della endometriosi avvengono mediante le più moderne tecnologie quali il protocollo non invasivo per la diagnostica e la tecnica laparoscopica, e la paziente viene seguita con un approccio multidisciplinare. Il problema, dunque, dell’infertilità è affrontato secondo un percorso razionale ben preciso, in prima battuta orientandolo all’eliminazione di ciò che ostacola il meccanismo di concepimento naturale e, soltanto dopo, in autonomia, la coppia può scegliere di accedere alla procreazione medicalmente assistita. E soprattutto, come ricordano gli esperti, una buona e adeguata gestione della malattia presso centri specializzati favorisce di per sé la gravidanza.

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