Attenzione a dire "famiglie"...

Iniziativa dell'Eurispes per comprendere meglio una realtà che è stata il vero argine alla crisi economica del nostro Paese. I dubbi del Forum delle Associazioni Familiari.

18/05/2011

La famiglia è la protagonista dell'organizzazione sociale del nostro paese e costituisce ancora una realtà centrale nella vita delle persone, generalmente ai primi posti nella loro scala di valori”. Sono parole del sociologo Gian Maria Fara, presidente dell'istituto di ricerca Eurispes. Dopo aver scandagliato per trent'anni la realtà sociale dell'Italia, Fara ritiene che sia giunto il momento di creare un “Osservatorio sulle famiglie”, magari con l'obiettivo di arrivare alla realizzazione di un rapporto annuale sulla condizione delle famiglie italiane.

      “Con l'Osservatorio”, spiega Fara, “vogliamo mettere sotto osservazione le attese, le vocazioni, le speranze e i problemi delle famiglie italiane che, ricordiamolo, sono state il vero argine alla crisi economica che ha colpito il nostro Paese”. La direzione dell'Osservatorio è stata affidata all'avvocato Andrea Catizone, esperta di diritto familiare e minorile, affiancata per la direzione scientifica da Raffaella Saso, responsabile delle ricerche sociali dell'Eurispes.

     Un'iniziativa che ha trovato il Forum delle Associazioni Familiari "disponibile a un confronto costruttivo sui contenuti", ma a patti ben precisi. Come ha sottolineato Francesco Belletti, presidente del Forum, "non può non preoccupare che l'Eurispes abbia tenuto a sottolineare che l'attenzione del neonato Osservatorio non è rivolta "alla famiglia" ma "alle famiglie", equiparando le varie forme di unioni di fatto etero e omosessuali alla famiglia definita dalla Costituzione come fondata su un matrimonio tra un uomo e una donna".

     "Questo non significa", ha proseguito il Presidente del Forum, "far finta che non sia in atto una "pluralizzazione delle forme familiari", ma l'istituto di ricerca deve anche tener conto del fatto che la stragrande maggioranza degli italiani vive in nuclei tradizionali e che la definizione costituzionale della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna porta a obblighi, responsabilità sociali e, almeno in premessa, a una prospettiva di stabilità".

L'attività dell'Osservatorio Eurispes, in ogni caso,  si concentrerà su diverse aree di indagine: le tendenze demografiche, le separazioni e l'affido dei figli, l'indebitamento delle famiglie, il problema della casa, l'occupazione, l'istruzione, i consumi, i servizi per la famiglia, le famiglie e la religione (verrà realizzato un sondaggio), criminalità e famiglie, l'educazione sessuale, le madri, i padri, le famiglie straniere residenti.

Roberto Zichittella
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Postato da Franco Salis il 20/05/2011 17:26

Scusate ho visto la risposta del vice direttore solo nel momento di postare,massì,melius abbundare quam deficere.Scusa che cosa vuoi tutelare? Che cosa impedisce alle coppie di fatto unirsi in matrimonio civile? Lo stato non può e non deve seguire i “capricci, dei singoli cittadini anche se consguenti a presunte o vere difficoltà,a presunti o veri giudizi di condanna”,ad eventuali fallimenti di matrimoni precedenti. Rifiutare il matrimonio significa non aver fiducia nel futuro,sfiducia che le vicissitudini della vita possono spiegare,ma non giustificare,e perciò non assumere impegni,oppure si è vittime della cultura dominante “io faccio quel che voglio” per un male inteso senso di libertà . E no se vuoi la tutela dello stato ti devi assumere le difficoltà,gli impegni le responsabilità che il matrimonio comporta. Se poi non ce la fai, lo stato deve intervenire,per supportarti. Ma come fai a parlare di “amore” in una coppia che rifiuta il matrimonio! Oggi nella cultura dominante l’attività sessuale è ridotta allo stesso significato di una stretta di mano. Io temo che a questa cultura appartengano anche non pochi papa-boys e la Chiesa dovrà interrogarsi su questo. Oppure la loro paura del futuro è quanto meno superiore all’amore”.Ma quale amore? Quello “puro” di cui ha parlato la soldatessa che ha tentato (forse riuscendoci) di strappare il legittimo marito ad altra donna? Quante volte ha insistito “con amore puro” con incontri clandestini qui e là anche in giorni critici? Questa giovane donna ha le idee molto confuse.“Foggu di pimpisa”dicono in quel di Sardegna dove “pimpisa” si intendono i tralci della vite secchi che bruciano subito,producono calore,ma non lasciano brace. Intanto non conosce la differenza tra ethos e àgape,non sa che l’innamoramento, seppur sentimento bello ,è irrazionale e facilmente viene meno,come “lu foggu di pimpisa”. Se quella soldatessa vuole ritrovare la sua identità dovrà sottoporsi a un training autogeno o altro strumento suggerito da competenti in materia. Perché vengono meno molti matrimoni religiosi? Perché alla loro base vi era solo amore inteso come ethos,e, ingannati dall’innamoramento,lo pensavano eterno. I bimbi nati nelle coppie di fatto sono bimbi nati fuori del matrimonio ergo a loro favore bisogna legiferare se ce n’é bisogno,in ossequio al dettato costituzionale art.30 2° comma “la legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima”. Allora per sintetizzare il mio pensiero:si alla tutela dei bimbi,no alla tutela delle coppie di fatto perché hanno già i loro strumenti. La diffusione del fenomeno,non è motivo di intervento giuridico. Diverso è se le coppie, abbandonando la loro superbia,riconoscano di aver bisogno di aiuto,sostegno psicologico per uscire dalla condizione in cui si trovano. Quindi bene fa il cardinale Tettamanzi (e altri) a celebrare Messe per divorziati e risposati. E’ il miglior modo di far veramente capire che la Chiesa non li abbandona,non li caccia,non li giudica,ma si limita a invitarli di non accostarsi al sacramento della Comunione. Se queste coppie sono credenti,devono sentirsi partecipi alla comunità cristiana a tutti gli effetti ad eccezione della Comunione(se non è esatto il vice direttore è pregato di correggermi,non voglio diffondere notizie inesatte)

Risposta di: Fulvio Scaglione (vice direttore FC)

Ehi, calma, questa volta io non c'entro. Tornerà sull'argomento la collega, in questo momento assente dalla redazione.
Saluti

Postato da folgore il 20/05/2011 12:36

Spettabile Redazione, oltre a sottoscrivere - parola per parola - quanto da voi trascritto nella risposta a 53franco, devo anche aggiungere che occorrerebbe cambiare non solo in alto una visione della famiglia (utile solo per promesse elettorali alla passata la festa gabbato lo santo) ma anche nella mentalità comune. Ove una famiglia con più figli è sempre malvista. Ove quando chiedi che ti vengano dati degli aiuti (che all'estero sono normali) la gente (molta) ti replica che "se hai voluto i figli ora te li devi mantenere, che altrimenti non li mettevi al mondo". Quasi che un figlio fosse un lusso da mantenere, come una Ferrari. E ti citano pure, se sono cattolici, a vanvera la paternità responsabile di Paolo VI. Se non cambia la mentalità corrente col cavolo che i politici muteranno sopra le leggi! Andate avanti su questa strada e che Iddio ci aiuti!

Postato da 53franco il 19/05/2011 08:54

pluralizzazione delle forme di famiglia: dobbiamo registrare che è una realtà sempre più diffusa, e mi riferisco alle coppie di fatto. Sempre più bambini nascono all'interno di queste unioni ed è opportuno e giusto che queste unioni vengano tutelate sotto tutti gli aspetti. Sono anche loro un nucleo centrale della società fondato sull'amore e su un progetto di vita. Ignorarlo significa aumentarne la precarietà, regolarizzarlo significa favorirne la stabilita' e in molti casi una evoluzione che potrebbe portare anche al matrimonio. Non possiamo scappare sempre dalla realtà perchè diversa dalle nostre convinzioni. Dobbiamo difendere e promuovere la famiglia tradizionale ma dobbiamo anche difendere e tutelare ogni famiglia unita nell'amore.

Risposta di: Famigliacristiana.it

Vorremmo farle notare che un conto è fare finta di non vedere la realtà (un'osservazione che suona ironica tra l'altro se legata alle parole del presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, che è anche direttore del Cisf, Centro internazionale Studi Famiglia, che su questo tema realizza un Rapporto biennale considerato la base scientifica di approfondimento sulla famiglia nel nostro Paese) e un altro non fare alcune distinzioni importanti. Lei parla dei bambini, ma per i figli delle coppie di fatto oggi non esistono  discriminazioni. Per chiarirci: non si tratta di chiedere il certificato di matrimonio dei genitori per un bambino che chiede un posto all’asilo nido; nessuno lo fa, nessuno lo ha mai chiesto, nessuno lo farà mai.
Se quindi vogliamo considerare le scelte degli adulti notiamo che, dalla discussione sui Dico nel 2007, la riflessione è abbastanza ripetitiva. La questione vera è: la scelta di alcuni di non sposarsi, di non ufficializzare, di non andare davanti al sindaco a dire a tutta la società “che si fa famiglia”. Una scelta totalmente privata, in cui lo Stato non c’entra niente. Allora,  che cosa vuol dire tutelare a tutti gli effetti una coppia di fatto? Significa dire che lo Stato dà diritti a chi non si assume i doveri collegati? Per gli adulti, pare che questo sia un corto circuito logico difficilmente accettabile.
Bisognerebbe chiedersi se fare famiglia è anche fare la società, è anche un atto di responsabilità e di impegno sociale, pubblico, oltre che una scelta privata. Noi crediamo di sì, e crediamo che i diritti siano collegati ai doveri.

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