Famiglie: anno nero per i consumi

La denuncia di Acli e Caritas: solo il 2,2 per cento delle famiglie non ha risentito della crisi. Forti risparmi anche sull’acquisto di carne, pasta e perfino di pane.

29/04/2010
E' aumentato il numero delle famiglie che non vanno più al ristorante e neppure in vacanza.
E' aumentato il numero delle famiglie che non vanno più al ristorante e neppure in vacanza.

E' l’anno nero delle famiglie italiane tra consumi in discesa e stipendi che non bastano. Lo racconta una ricerca realizzata dalle Acli e dalla Caritas italiana, presentata dal presidente delle Acli Andrea Olivero. Per tre volte, dalla primavera scorsa, è stato chiesto a un campione di 1.500 famiglie italiane come stavano affrontando le difficoltà per verificare gli effetti del crack finanziario e la conseguente crisi su una situazione socio-economica delle famiglie già difficile e precaria, soprattutto per la mancanza cronica di politiche familiari nel nostro Paese. Insomma, per capire meglio quanto la recessione economica e le relative ricadute occupazionali abbiano gravemente indebolito le finanze e la capacità di sostentamento delle famiglie italiane.

    I risultati mettono in fila preoccupazioni drammatiche. Solo il 2,2 per cento delle famiglie non ha risentito della crisi e anzi ha migliorato la propria condizione. Per il resto le famiglie hanno dovuto fare salti mortali. Il 67 per cento spiega di aver stabilizzato i consumi acquistando solo prodotti a basso costo, mentre nel corso dell’anno è salito di 10 punti il numero delle famiglie che ha smesso di comperare scarpe e abbigliamento, non si va più dal parrucchiere e al ristorante e nemmeno in vacanza. Sale invece a causa della crisi la spesa per affitto, energia elettrica e acqua. Per le famiglie più povere questa spesa è pari al 30 per cento del reddito, per quelle piùà ricche solo del 9 per cento. A febbraio di quest’anno una famiglia su tre ha risparmiato sull’acquisto di carne, pasta e perfino di pane. La percentuale di famiglie che ha risparmiato sul cibo sale al 68 per cento nel 2010.

    La crisi è dunque finita? No, dicono Acli e Caritas, sebbene alcuni sostengano il contrario e spiegano che le famiglie sanno bene che manca ancora molta strada per rivedere la luce. Anche perché il 2010 è l’anno nel quale la diminuzione del reddito familiare è un rischio che corrono tutti. Ma ciò che alimenta maggiormente il senso di incertezza è la paura di perdere il posto di lavoro: il 67 per cento degli intervistato nel campione lo ha dichiarato con chiarezza. E si tratta delle famiglie dove ci sono più figli e dove c’è o solo il padre o solo la madre. Le forme di sostegno al reddito del governo (carta aquisti e bomus vari) sono conosciute solo dalla metà delle famiuglie più giovani, mentre tra gli anziani la percentuale sale al 70 per cento.

    Le famiglie che hanno ricevuto una informazioni sugli aiuti direttamente dalle istituzioni sono solo il 3 per cento. Il 64 per cento delle famiglie chiede alla Caritas di continuare a distribuire cibo e vestiti, mentre le richieste di realizzare interventi a sostegno del reddito arrivano al 30 per cento. Di poco inferiori sono gli inviti a realizzare aiuti di tipo sanitario (26,9%), sportelli di orientamento e informazioni sui servizi di welfare presenti nel territorio (23,7%).

Alberto Bobbio
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