Prendiamo in affido una famiglia?

Per una famiglia in difficoltà il meglio è l'aiuto di un'altra famiglia. E' una nuova forma di affido. A Novara un progetto dice no all'assistenzialismo in favore della reciprocità.

31/01/2013

Una volta si chiamava aiuto spontaneo tra famiglie, buon vicinato. Perché si era consapevoli che un momento di bisogno poteva arrivare, da una parte o dall’altra del pianerottolo. Oggi è diventato un progetto, Una famiglia per una famiglia, che si propone l’affiancamento a un nucleo in difficoltà da parte di un altro che appare come “risorsa”. Un connubio istituzionalizzato, un affido vero proprio che, a differenza delle tradizionali forme in cui l’intervento è destinato al minore, viene esteso a tutta la famiglia bisognosa attraverso il coinvolgimento dell’intero nucleo affidatario.

Due gli obiettivi: da una parte intervenire per tempo sulle difficoltà evitando così l’allontanamento dei minori dai loro genitori, dall’altra aumentare l’interazione tra famiglie, enti e servizi,  creando collaborazioni efficaci tra pubblico e privato sociale. Il progetto è partito in fase sperimentale nel 2004 a Torino, promosso dalla Fondazione Paideia (nata nel 1993 per volontà delle famiglie torinesi Giubergia e Argentero e riconosciuta nel 1998 tra le Onlus come ente che opera per migliorare le condizioni di vita dei bambini che vivono situazioni di disagio).

Dal 2008 nel capoluogo piemontese l’affido da famiglia a famiglia è una delle possibilità istituzionali di affido. Nello stesso anno ha preso il via la sperimentazione nel Comune e nella Provincia di Ferrara dove, nel 2010, il progetto è diventato politica sociale. Attualmente proseguono le sperimentazioni a Parma, Verona e nel territorio comasco. Da qualche giorno l’iniziativa ha avuto il suo avvio ufficiale anche a Novara con la sottoscrizione di un accordo tra la Fondazione Paideia, l’Assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia del Comune, la Fondazione De Agostini e la Fondazione della Comunità del Novarese.

Molteplici le realtà coinvolte, dalle associazioni ai servizi sociali: questi ultimi in particolare valutano la situazione globale della famiglia in difficoltà, definiscono gli obiettivi specifici del progetto e le competenze della  famiglia disponibile per l’affido; sono infine chiamati a essere garanti del patto che si stipula tra le due famiglie. «Si valorizzano così le esperienze di sostegno e di aiuto che informalmente sono già presenti sul territorio, dando loro visibilità», spiega Fabrizio Serra, direttore della Fondazione Paideia che affianca il progetto in tutte le sue fasi. «Viene siglato un accordo in cui le famiglie solidali - che appartengono a reti associative sia cattoliche sia laiche, dalla parrocchia alle associazioni sportive, ai gas, i gruppi di acquisto solidale- si impegnano, dopo un percorso formativo, a  sostenere per circa una anno il nucleo in difficoltà.

La famiglia affiancante sigla quindi un patto con quella a lei affidata, ma è l’intera rete di famiglie della realtà associativa a cui essa appartiene a risultare coinvolta: si dà così un gruppo a chi spesso è solo e in difficoltà. E si sviluppa non assistenzialismo ma reciprocità: da una parte c’è un supporto sia pratico (nella gestione della genitorialità o delle difficoltà economiche) sia teorico (trasferimento di competenze), ma dall’altra c’è, in chi riceve aiuto, la  messa a disposizione delle proprie risorse a tutta la rete. Se qualche papà è in grado, ad esempio, di fare piccoli lavoretti domestici li fa tranquillamente». Circa 120 finora gli abbinamenti fatti solo a Torino. «Ed è un’esperienza generativa: una delle famiglie affiancate ha dato, a difficoltà superate, la disponibilità a formarsi per poter affiancare a sua volta, diventando essa stessa solidale».

Info:www.fondazionepaideia.it, www.comune.novara.it/servizi/sociali/cetroFamiglia/centroFamiglia.php 

Maria Gallelli
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