15/05/2012
Alcuni medici discutono sulle diagnosi dei pazienti ricoverati nel loro reparto (Foto Corbis).
Rispetto per l'ambiente, cure appropriate e sobrietà, facce della stessa medaglia che possono coesistere anche in ambito oncologico. Con questa prospettiva si aprirà il XVI Congresso nazionale del Collegio italiano dei primari oncologi ospedalieri (Cipomo), una tre giorni presentata stamani nel corso di una conferenza stampa milanese, che avrà luogo a Cosenza dal 17 al 19 maggio prossimi: un incontro che guarderà al futuro, verso "L'oncologia che verrà" e che vedrà coesistere attenzione per la natura, risparmio di risorse e appropriatezza prescrittiva, diagnostica e terapeutica. Nella città natale del filosofo e studioso della natura Bernardino Telesio, numerosi esperti si incontreranno proprio per discutere di "green oncology", del modo di affiancare all'intervento medico la sostenibilità.
«Si avverte la necessità di un cambiamento nel comportamento clinico, nelle attitudini e nelle pratiche del team oncologico», ha precisato il presidente nazionale Cipomo Roberto Labianca. «Noi oncologi che ci facciamo carico di pazienti e famiglie abbiamo avvertito la necessità di prendere in esame anche l'impatto sull'ambiente del nostro intervento». Il frutto dell'incontro sarà sintetizzato in Kairos, documento programmatico di Cipomo «dove esprimiamo la nostra visione dell'oncologia ospedaliera fino al 2020». Diversi i punti passati in rassegna che connotano l'oncologia verde. Tra gli altri: l'impiego mirato delle tecnologie radiologiche e scintigrafiche nei controlli periodici allo scopo di ridurre l'inquinamento ambientale da radiazioni; l'attenzione al ciclo di vita dei farmaci oncologici, in particolare al loro smaltimento; l'uso oculato delle risorse in ambulatorio, il riciclo e il riuso delle materie post consumo, compatibilmente con le esigenze igieniche e di profilassi del paziente; l'uso di detersivi non tossici e non inquinanti per la pulizia dei locali.
Importante anche «la domiciliarizzazione e il ricorso a terapie orali che fanno bene al paziente, lo lasciano più tranquillo a casa sue e fanno bene anche all'ambiente consentendo che un minor numero di persone si muova in macchina». Non opportuni, quindi, i viaggi della speranza dal Sud al Nord, che «spesso non portano a nulla di positivo e fanno perdere tempo e soldi, quasi sempre senza un effettivo vantaggio. Ognuno ha il diritto di avere le migliori cure vicino a casa, ed esiste comunque un meccanismo di rete: tutti condividiamo le linee guida». Necessaria anche «l'attenzione alle eventuali occasioni di accanimento terapeutico: a volte si insiste con le terapie contro il tumore quando le possibilità che funzionino sono realisticamente basse. Questo non è né peccato né reato, ma un fenomeno che si crea spesso perché c'è la volontà del medico di fare il più possibile e del paziente e della sua famiglia di provarle tutte. Occorre conoscere bene i tipi tumori, avere buona capacità clinica e seguire le linee guida che noi oncologi pubblichiamo insieme a Regioni e Ministero. L'accanimento terapeutico è a volte l'altra faccia del non dare al paziente la continuità di cure e il passaggio da quelle tumorali a quelle palliative».
Tutte buone pratiche, dunque, che vedono natura e risparmio camminare di pari passo. Ma il rispetto per l'ambiente non può essere solo discusso: occorre un'azione pratica anche nei convegni e nello scambio di informazioni tra specialisti che dovrebbero anch'essi essere a basso consumo energetico. «Nei congressi predichiamo bene, ma poi produciamo atti di carta e volumoni, pranzi esagerati e magari non sani, a base di salame e formaggio: questa volta c'è stato un richiamo alla coerenza», conclude Labianca. E l'incontro di Cosenza sarà quindi a impatto zero: l'emissione di CO2 della tre giorni sarà infatti compensata al 100% con nuovi alberi che verranno piantati in Costa Rica.
Maria Gallelli