27/05/2010
Sette milioni. È il numero dei giovani, tra i 18 e i 35 anni, che nonostante le loro aspirazioni a una vita indipendente continuano a vivere a casa con mamma e papà. Quello che è cambiato, rispetto agli anni precedenti, è la motivazione di questa scelta: i giovani tendono ad abitare con i genitori non più
per scelta, e neppure per piacere. I cosiddetti "bamboccioni", secondo la definizione dell'ex ministro dell'Economia Padoa Schioppa, che fece molto discutere, decidono la convivenza forzata in famiglia costretti dai problemi
economici.
Secondo il Rapporto 2009 dell'Istat, i 30-34enni che rimangono
in famiglia sono quasi triplicati dal 1983 (dall'11,8% al 28,9%
del 2009). Rilevante è anche la crescita dei 25-29enni, dal
34,5% al 59,2%. Nel complesso, i celibi e le nubili fra i 18 e
34 anni che vivono con i genitori sono passati dal 49% al 58,6%.
L'Istat, nel rapporto annuale, afferma che in sei anni (dal
2003 al 2009) la
prolungata convivenza dei figli con genitori dipende soprattutto
da questioni economiche (40,2%) e dalla necessità di proseguire
gli studi (34%). Abitare con i genitori come scelta vera e propria, libera e indipendente, arriva solo in terza
battuta (31,4%), e invece era la prima qualche anno fa.
Il rapporto dell'Istat rivela anche che rimane un solco profondo tra le aspettative dei giovani, tra i loro "sogni", e la dura realtà. Infatti,
la percentuale di 18-35enni che dichiara di voler uscire dalla
famiglia di origine nei prossimi tre anni cresce dal 45,1% del
2003 al 51,9% del 2009, aumentando di più tra i 20-29 anni che
tra i 30-34 anni. Tra le motivazioni economiche indicate come spiegazione per la scelta di rimanere invece in famiglia, spiccano le difficoltà
nel trovare casa (per il 26,5% degli intervistati) e quella di trovare lavoro (21%).
Pino Pignatta