23/05/2011
Presenta non pochi rischi e numerose perplessità la decisione presa nell’aprile scorso in Gran Bretagna dal National Research Ethics Service. Quella cioè di consentire la somministrazione di una serie di iniezioni mensili, capaci di bloccare i naturali cambiamenti fisici legati allo sviluppo puberale, a tutti quei preadolescenti di circa 12 anni, sia ragazzi sia ragazze, che vivono un momento di forte confusione sulla loro identità sessuale. Possibilità offerta «perché possano discernere attentamente e così compiere una scelta non frettolosa, prima che nel loro corpo inizino a maturare i tratti tipicamente maschili e femminili e con essi gli insidiosi e annessi disordini».
La clinica presso la quale questo “servizio” viene a tutti gli effetti erogato è la Tavistock and Portman NHS Trust di Londra, l’unica che al momento, nel Regno Unito, si occupa dei disagi di quei ragazzi e ragazze che, pur essendo esteriormente maschi o femmine, si identificano però psicologicamente con quello opposto. Questa decisione non ha evidentemente risparmiato le reazioni pubbliche: sia di coloro che sono favorevoli ad adottare questo presunto “blocco”, sia di coloro che si mostrano contrari.
«Lo sconcerto suscitato dall’iniziativa in oggetto è notevole», commenta Lucia Pelamatti, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa. «Quali effetti di ricaduta, fisici e psicologici, potranno essere provocati dal blocco della pubertà? Quali altre problematiche, magari ben peggiori di quelle per cui si tenta di intervenire, potranno scatenarsi nei vari ambiti di evoluzione della persona? Quali conseguenze, impensate e impensabili, potranno porsi nel corso del tempo?», ribatte criticamente l’esperta. «Fa sempre molto effetto vedere che, mentre si combatte tanto e a ogni livello per il rispetto della natura e dell’ambiente, in favore di una totale e assoluta “autenticità”, poi si assiste a iniziative di questo genere. Certamente è urgente e oltremodo importante agire sull’accettazione in sé e nell’altro delle molteplici e svariate differenze che, anche in campo sessuale, la vita pone». Ma è davvero questo il modo per ovviare alle difficoltà di natura sessuale?
Simone Bruno