12/05/2012
Foto Corbis
La Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) ha appena reso pubblica la prima ricerca italiana sul dolore in ospedale. Dall’indagine, realizzata su 5.200 pazienti ricoverati nei reparti di Medicina interna di 26 ospedali italiani dislocati in tutto il paese, emerge che quasi quattro pazienti su dieci hanno dolore. L’obiettivo della ricerca è stato quello di fotografare il dolore cronico tracciando un identikit dei ricoverati che necessitano di terapie ad hoc, oltre all’intento di migliorare l’approccio terapeutico al dolore e, ovviamente, a sensibilizzare sul problema.
Per quanto riguarda la rilevazione sul dolore, nell’indagine è emerso che il 37,5% dei pazienti lamenta una sintomatologia dolorosa. E se il cancro è la causa nel 24% dei casi, la parte del leone la fa però il dolore alle ossa, alle articolazioni e ai muscoli (52.8%). Mentre due pazienti su dieci lamentano dolori all’addome (il 20.5%). L’8,6% dei pazienti soffre di dolori legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale e periferico. Il 5% lamenta sofferenza cardiologica.
Rispetto alle terapie farmacologiche sul totale di tutti i trattamenti specifici per il dolore somministrati, il 61.1% sono oppioidi forti e deboli anche in associazione con paracetamolo, mentre il 27,2 % sono Fans o paracetamolo in monoterapia.
«Il dolore – ha spiegato Carlo Nozzoli, presidente FADOI – è entrato con più precisione nel mirino dei medici internisti. Con questo studio abbiamo dimostrato che quasi quattro pazienti su dieci fra tutti i ricoverati nei reparti di medicina interna ha una sintomatologia clinicamente rilevante tale da richiedere un intervento di tipo medico. Si tratta di un’informazione fino ad ora mai definita in maniera così accurata e sistematica, e che conferma la rilevanza del problema. Abbiamo dimostrato, infatti, che per i medici e gli infermieri il dolore sta diventando un parametro importante, assimilabile ai parametri vitali come la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, che vengono monitorati di routine durante la degenza».
Grazie allo studio Fadoi e ai corsi sulla gestione del dolore organizzati, è cresciuta in maniera evidente negli ospedali l’attitudine a misurare, e più volte nel corso del ricovero, l’intensità del dolore nel paziente: dal 47,8% al 77,4%, in particolare nei centri localizzati nel Sud Italia, che risultavano invece più carenti.
Parallelamente, è stato registrato un più diffuso utilizzo degli analgesici maggiori, in particolare dei farmaci oppioidi forti: in pochi mesi, il loro impiego è aumentato del 16%.
C’è ancora, però, molto da fare. «Con i risultati del nostro studio – ha affermato Giuseppe Civardi, coordinatore della ricerca – abbiamo compreso che vi sono ancora importanti margini di miglioramento assistenziale nella gestione del dolore, ma anche che la formazione e la sensibilizzazione, quando condotte con tecniche adeguate che permettano anche di valutarne gli esiti, possono essere uno strumento molto efficace». «Ancora troppi malati non hanno un corretto monitoraggio del dolore e un adeguato trattamento terapeutico», ha sottolineato, infine, Marta Gentili, presidente dell’Associazione pazienti vivere senza dolore. «Un altro importante aspetto emerso da questa analisi, e che meriterebbe di essere maggiormente sviluppato, riguarda l’interdisciplinarità delle figure che dovrebbero ruotare intorno al paziente: maggior coinvolgimento dei terapisti del dolore nei reparti e maggior formazione per gli infermieri che, da quanto l’indagine evidenzia, sono le figure professionali deputate alla misurazione e al monitoraggio del dolore».
Il dolore rappresenta una tra le manifestazioni più importanti delle malattie, e tra i sintomi, è sicuramente quello che incide di più sulla qualità della vita.
Secondo stime Istat, la forma di dolore più invalidante – quella cronica – colpisce circa il 25-30% della popolazione italiana. Il ricorso ai farmaci oppioidi da parte dei medici e del personale per attenuare il dolore dei malati, come emerge dalla Relazione sullo stato di attuazione della legge 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, inviata al Parlamento dal ministero della Salute, ha infatti subito un aumento di circa il 30% solo negli ultimi due anni. Un incremento che la Relazione definisce “decisamente apprezzabile”, ma ancora lontano dalla somministrazione e dal consumo di oppioidi attuato nel resto d’Europa.
La gestione errata o assente del dolore, ricordiamolo, crea conseguenze fisiche e psicologiche gravi non soltanto sul singolo ma anche sull’intera società: il calcolo delle giornate lavorative perse, ad esempio, comporta un’importante ricaduta economica collettiva.
IL DOLORE RILEVATO NELL'INDAGINE |
|
Dolore oncologico |
23.8% |
Dolore oncologico e non oncologico |
0.5% |
Dolore non oncologico |
75.7% |
Apparato muscolo-scheletrico |
54.9% |
Dolore viscerale addominale |
20.5% |
Sistema nervoso centrale e periferico |
8.6% |
Dolore cardiologico |
4.9% |
Dolore misto |
3.8% |
Dolore viscerale pelvico |
2.0% |
Non classificato |
8.0% |
Alessandra Turchetti