03/11/2010
Il numero di persone per cui il gioco d’azzardo è divenuto ormai una forma patologica è generalmente in aumento. In questo ambito occorre registrare che è in crescita anche il numero di donne affette da questa particolare dipendenza.
Si stima che attualmente un giocatore patologico su tre è donna: i dati non possono essere più precisi perché gran parte di questo problema sociale rimane sommerso e viene vissuto nella solitudine.
I ricavi del gioco d’azzardo occupano un posto importante tra le entrate dello Stato, e come altre industrie, anche quella del gioco d’azzardo sembra di volta in volta studiare prodotti speciali per le varie fasce di consumatori: particolarmente attraente per le donne sono il Gratta e vinci (acquistabile ormai in qualsiasi cassa di supermercato), il bingo, le slotmachine e il lotto.
Il gioco diventa un problema «quando la persona cronicamente e progressivamente non è più capace di resistere all’impulso di giocare». Clinicamente, il fenomeno è molto vicino e talvolta collegato alle dipendenze da droghe o alcol e alle dipendenze di tipo affettivo. Le donne tendono ad impiegare più tempo a valicare la barriera della trasgressione e a diventare dipendenti, ma quando succede la dipendenza solitamente si instaura in modo altrettanto forte che per gli uomini.
La psicologa Daniela Capitanucci, che da anni lavora e scrive sulle varie problematiche collegate alle dipendenze in generale e a quella del gioco compulsivo in particolare, afferma: «La patologia poco alla volta coinvolge tante altre sfere della vita: il lavoro, i rapporti familiari, le finanze di casa e in generale l’affidabilità della persona coinvolta, complicando sempre di più la vita quotidiana. La donna giocatrice è particolarmente sola con questo problema: la stigmatizzazione è maggiore e spesso può contare poco sul sostegno del partner».
Il gioco patologico al femminile e la sua cura hanno dunque delle caratteristiche ed esigenze specifiche. Per questo motivo l’Associazione AND (Azzardo e Nuove Dipendenze) organizza a Milano un gruppo d’incontro per sole donne (vedi pdf allegato), convinta che fra pari è più facile avere accesso alle proprie emozioni e riuscire ad esprimerle. Uno spazio specifico, dunque, dove trovare ascolto anche per la complessità dei molteplici compiti femminili: madre e custode della stabilità e della continuità familiare, tessitrice dei rapporti fra le generazioni. La presenza della psicologa accompagnerà gli incontri settimanali. Sciogliere il circolo vizioso della patologia può essere difficile, perché tanti aspetti della vita attuale e del passato devono essere presi in seria considerazione, analizzati e possibilmente rivisti. L’importante, come per altre forme di dipendenza, è saltare la barriera e chiedere aiuto.
Harma Keen