13/11/2012
Il sorriso della foto di Altea che in questi giorni vediamo su tutti i giornali è bello e disarmante. Ha quel non so ché di chi, giovanissimo, è felice, sereno e ancora pieno di sogni e di passioni. Altea raccontano gli amici scout, i compagni, i genitori, era solare ed era la brava ragazza che tutti vorremmo per figlia, amica e compagna. Amava ridere come ha ricordato il padre alla veglia di preghiera organizzata la sera dopo l'incidente.
Era impegnata con gli scout ed era in quella fascia d'età in cui i ragazzi dell'Agesci, riuniti in Clan, decidono cosa fare della propria vita. Di persona e di scout. Non sappiamo cosa Altea avrebbe scelto: l'educatrice dei ragazzi più giovani, o servizio, cioè il volontariato al di fuori dello scoutismo, o se semplicemente avrebbe lasciato il movimento per crescere serbando comunque nel cuore tutti i valori scout scoperti sin dai lupetti.
La strada per gli scout è un simbolo importante. Ognuno ha la propria da percorrere con tutti i mezzi, preferendo quelli lenti perché ti permettono di pensare e allo stesso tempo di stare in compagnia. Altea insieme ai ragazzi del Clan usciva, a volte in bici, altre volte
camminavano in montagna, altre ancora andavano a conoscere realtà
diverse o cominciavano a dedicarsi al volontariato.
Sicuramente non correva in macchina la domenica dimenticando, come ha fatto il suo investitore di 54 anni, che sulla strada ci sono anche gli altri.
Baden Powell il fondatore dello scoutismo diceva ai ragazzi di lasciare il mondo migliore di come lo avevano trovato. Altea non ha fatto in tempo
Forse all'incrocio dove è morta sorgerà una rotonda. Ma non basta, sicuramente non è questo il mondo migliore che aveva immaginato.
Orsola Vetri