Matrimoni, Italia sempre più fragile

Aumentano le separazioni e diminuiscono leggermente i divorzi. I matrimoni durano, in media, tra i 15 e i 18 anni. E il fenomeno si diffonde anche tra le coppie meno giovani.

30/07/2012

Ha quasi il sapore di un consueto appuntamento estivo. Non sempre piacevole, purtroppo. Infatti, puntuale come un orologio svizzero, l’Istat ha reso pubbliche, nel mese di luglio, le prime elaborazioni statistiche delle sue indagini relative all’andamento del matrimonio, delle separazioni e del divorzio in Italia. E, come da copione, subito dopo si è sollevato un soffocante polverone di clamore e confusione da parte dei media e, in generale, da parte dell’opinione pubblica.

Ci preme, in questa sede, fare un minimo di chiarezza sui dati principali. Partiamo dalle cifre attribuite alle separazioni e ai divorzi. Il report sintetico messo a punto con serio rigore dall’Istituto statistico nazionale esordisce nel modo seguente: «Nel 2010 le separazioni sono state 88.191 e i divorzi 54.160; rispetto all’anno precedente le separazioni hanno registrato un incremento del 2,6% mentre i divorzi un decremento pari a 0,5%». Le percentuali, dunque, ci annunciano che nel nostro Stato si divorzia leggermente meno rispetto al recente passato, e che, tuttavia, ci si separa di più. Ma non è tutto. L’analisi successiva traccia un percorso più dettagliato sull’andamento nel tempo del fenomeno: «I tassi di separazione e di divorzio totale mostrano, per entrambi i fenomeni, una continua crescita: se nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni erano 158 le separazioni e 80 i divorzi, nel 2010 si arriva a 307 separazioni e 182 divorzi».

Non meno allarmante si rivela lo sguardo sulla durata media del matrimonio che «al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento risulta pari a 15 anni per le separazioni e a 18 anni per i divorzi», e sull’età media alla separazione «di circa 45 anni per i mariti e di 42 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 47 e 44 anni». Secondo i ricercatori, questi valori sono “lievitati” a causa «della posticipazione delle nozze verso età più mature e per l’aumento delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne». Attualmente, la procedura più frequentemente adottata dai coniugi è quella consensuale: «nel 2010 si sono concluse in questo modo l’85,5% delle separazioni e il 72,4% dei divorzi».

In merito alle differenze geografiche, «la quota di separazioni giudiziali (14,5%) è più alta nel Mezzogiorno (21,5%) e nel caso in cui entrambi i coniugi abbiano un basso livello di istruzione (20,7%)». Tuttavia, l’instabilità coniugale proietta situazioni molto diverse sul territorio: «nel 2010 si va dal valore minimo di 213,4 separazioni per 1.000 matrimoni che caratterizza il Sud al massimo osservato nel Nord-ovest (383,4 separazioni per 1.000 matrimoni)». Fatto sta che la crescita più consistente si è comunque registrata nel Mezzogiorno, dove le misure sono più che raddoppiate: per esempio, dal 1995 al 2012 «si è passati dal 70,1 al 216,5 per 1.000 matrimoni in Campania, e da 78 a 228,9 in Sicilia». Le regioni del Nord e del Centro, che si attestavano già a livelli più elevati, hanno fatto registrare, invece, sempre tra il 1995 e il 2010 «un incremento più contenuto, soprattutto al Nord, dove la variazione osservata è stata del 50%». 

L’indagine rivela, inoltre, che ben «il 68,7% delle separazioni e il 58,5% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio», e che «l’89,8% delle separazioni di coppie con figli ha previsto l’affido condiviso, modalità ampiamente prevalente dopo l’introduzione della Legge 54/2006».  Rispetto alla gestione economica, infine, «nel 20,6% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge (nel 98% dei casi corrisposto dal marito). Tale quota è più alta nelle Isole (24,9%) e nel Sud (24,1%), mentre nel Nord si assesta sul 17%. Gli importi medi, invece, sono più elevati al Nord (520,4 euro) che nel resto del Paese (447,4 euro). Nel 56,2% delle separazioni la casa è stata assegnata alla moglie, mentre appaiono quasi paritarie le quote di assegnazioni al marito (21,5%) e quelle che prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da quella coniugale (19,8%)».  

Secondo Pietro Boffi, ricercatore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia), «benché ancora inferiori a quanto di registra nel resto d’Europa, i dati riguardanti separazioni e divorzi mostrano un’evidente fragilizzazione del legame coniugale. Se un tempo separarsi e divorziare era riservato a coppie ancora giovani (la famosa “crisi del settimo anno”), di cultura e reddito più elevato, prevalentemente del Nord, ora possiamo dire che il fenomeno si è “normalizzato”, si è diffuso trasversalmente in tutta la società italiana».

«Il rischio è», conclude l’esperto, «che non si riesca più a percepire l’enorme quantità di sofferenza e disagio (per i figli, ma non solo) che la rottura del legame coniugale comporta, e che non si mettano in atto specifici interventi per prevenire quello che resta un’indubbia causa di disgregazione e di  impoverimento per l’intera società».

Simone Bruno
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Postato da santrev il 02/08/2012 17:30

Molto spesso accade che dopo il matrimonio, il parrocco vede la coppia al momento del battesimo dei figli, poi al momento della Cresima e della prima Comunione. Per il resto, di queste coppie egli non sa nulla. Si tratta di gente che si definisce credente ma che in chiesa ci va solo se necessario.... Se poi andiamo a vedere le coppie dove entrambi i componenti vivono in una situazione di precariato del lavoro e quindi con la grossa difficoltá di mettere al mondo figli, forse il povero parrocco non sa nemmeno se esistono. Mi domando la chiesa che cosa fa per coinvolgere questa gente e non lasciarla in balia di se stessa? E per le coppie che vivono fuori dalla chiesa o che la chiesa non vuol riconoscere, che cosa pensa di fare la chiesa? Ci sono di mezzo moltissimi figli anche in queste situazioni. Ai tempi del fuggitivo, (mi piace come lo definisce Salis), la chiesa si era affidata ad un tal Giovanardi, bravo ad organizzare convegni inutili sul tema della famiglia e dei figli e i cui risultati non sono nemmeno mai stati divulgati. L'altro pezzo da novanta che la chiesa ha messo alle costole del fuggitivo, tal Lupi, non trovava e trova di meglio che difendere l'esempio di vita dissoluta del fuggitivo. E la gerarchia della chiesa? In questi momento dove l'economia la fa da padrona é tutta impegnata alla difesa dei soldoni, con i capitali portati in tutta fretta in Germania, al sicuro. Per fortuna che a Milano é sceso dall'aereo anche Benedetto XVIº...., ora possiamo stare tranquilli sull'impegno della chiesa, per la famiglia...! Chi, secondo l'esperto, dovrebbe mettere in atto specifici interventi per prevenire la causa di disgregazione ? Se si riferisce alla gerarchia della chiesa, credo dovremo aspettare molto. I molti convegni che ha organizzato negli ultimi decenni non hanno prodotto nulla! "Le ultime generazioni hanno perso il senso della precarietá della vita umana", dice qualcuno, forse si riferiva a Formigoni che ha preso come esempio per i giovani la sig.ra Minetti. O si riferiva a Comunione e Liberazione? E Bertone, oltre che ha scegliere i prossimi politici cattolici da inseriere nel partito del fuggitivo, oltre che ad occuparsi delle ricchezze del Vaticano, oltre che a rilasciare interviste a FC, oltre che a difendere... la chiesa dal corvo, che cosa fa in concreto per i problemi delle famiglie e per la disgragazione dei matrimoni? Dimmi chi escludi e ti diró che chiesa sei.

Postato da Franco Salis il 01/08/2012 00:20

Oh, finalmente ho capito perché martinporres faceva tifo per il fuggitivo! Ci ha riportato indietro un bel po’ e se non avesse temuto per le sue aziende, sarebbe stato ancora lì ad imperversare e saremmo arrivati alla terza guerra mondiale, nuova carestia, fame, alta mortalità infantile, precarietà e sfruttamento! Avrebbe infine fatto un’altra legge secondo la quale l’induzione e sfruttamento della prostituzione non sarebbe più reato. Praticamente hai elencato gli obiettivi perseguiti dal governo del fuggitivo, per convincere la Merkel: cu cu cu gli sforzi del fuggitivo erano rivolti al ripristino di queste innovazioni, oh, bene inteso, per l’interesse degli italiani. 

Postato da martinporres il 31/07/2012 17:43

Le ultime generazioni hanno perso il senso della precarietà dell'esistenza umana. Mentre i ns nonni l'avevano molto presente a causa delle guerre, carestie, fame, alta mortalita infantile, precarietà e sfruttamento dei luoghi di lavoro,....

Postato da Franco Salis il 31/07/2012 10:57

Prendo per buoni i numeri, ma confido in seguito almeno in una puntualizzazione delle cause. Intanto la differenza tra il numero dei separati e divorziati è dato non certamente dalla castità (che non manca) post separazione, ma dalla forma di convivenza, che si preferisce a nuovo matrimonio. La causa è una sola. L’assoluta mancanza di formazione, che nei migliori dei casi è frettolosa, non sempre affidata a persone competenti . Quand’anche lo fosse, viene inficiata dal fatto che viene fornita in prossimità delle nozze, in cui si accetta tutto pur di coronare il “sogno d’amore” o presunto tale. La preparazione al matrimonio deve cominciare dalla nascita, si ripeto dalla nascita. Terminata la cerimonia della Cresima, i “cresimati” danno inizio alla festa, che inizia in Chiesa, con regali dai genitori e dai padrini e parenti. In questo clima festaiolo, ma gioioso, pensate che effetto fa il parroco quando ammonisce “dovete apprezzare i doni dello Spirito”: devastante . Compromette il futuro cammino di fede. Ma che ci sta a fare un parroco che rovina un momento di gioia, forse l’unica che la collega al Sacramento? Il confermato vive il sacramento come una liberazione dall’obbligo del catechismo e dalla frequenza domenicale della Messa. Mi preoccupa di più la prima causa che la seconda. La prima perché è un giudizio(negativo) sulla formazione ricevuta, mentre la seconda potrebbe essere periodo di pausa di riflessione per una scelta di vita più consapevole. Su questi due punti mi sembra che vi siano parecchi consensi. Di fatto la parrocchia con la scusa di fornire un servizio, ma in realtà per accertarsi della ortodossia, libera i genitori di un compito primario che dovrebbe essere irrinunciabile. Per capire il significato di formazione, basta leggere il commento di Umberto Folema :Avvenire 30 luglio 2012 “Le nuove disposizioni su tv e minori subito da cambiare, L’utopia educativa” e adattarlo alla preparazione al matrimonio oltre che alla tutela dei bimbi dal pericolo TV.Una maggiore severità nel celebrare le nozze e maggiorecomprensione nel decretarne la nullità (fatto tecnio,pur essendo giusto,non basta @ brunoi, nel precedente commento postato sulla rubrica del direttore, avevo dimenticato di ricordare che in precedenza avevo assunto le difese del ministro Riccardi che mi restava valido quand’anche segnalato da Bertone Bagnasco, auspicando anzi come bene accetti anche nel futuro queste segnalazioni purché della portata di un Riccardi, almeno sino ad esso. Quindi pur leggendo stampa laicista, conservo una capacità critica.Ciao.

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