16/06/2011
L’OCSE, l'Organizzazione per a cooperazione e lo sviluppo economico, fornisce le proprie riflessioni a favore dei Paesi membri sulla base di attente analisi e comparazioni delle diverse situazioni che si presentano nelle varie aree oggetto dei suoi studi. Quanto alle politiche familiari essa riconosce come tutti i governi, in misura e con modalità differenti, cerchino di sostenere le famiglie nel loro lavoro e nelle decisioni familiari. Ovunque negli ultimi decenni la famiglia ha conosciuto molte trasformazioni, con, naturalmente, differenze fra Paese e Paese per quel che riguarda le risposte alle nuove tematiche familiari e il tipo e l’intensità del sostegno che viene loro offerto. Le differenze trovano le loro radici nella storia dei singoli paesi, nella loro cultura, nel ruolo del pubblico nella vita quotidiana, nella situazione economica.
In una recente pubblicazione l’Ocse prospetta alcune raccomandazioni che dovrebbero guidare le politiche familiari dei singoli Stati secondo i dati raccolti dal suo Osservatorio permamente che, sulla base di studi approfonditi, ha potuto valutare l’efficacia di certe misure piuttosto che di altre. Eccone una breve sintesi:
- Investire nell'infanzia in maniera rapida, consistente e costante. Occorre cioè investire in politiche familiari durante la prima infanzia e mantenere l’investimento durante tutta l’infanzia Solo questa è una strategia che “rende” in termini sociali e aiuta ad evitare interventi più costosi dopo. Bisogna assicurare che i servizi per l’infanzia (scolastici ed extrascolastici) e un'organizzazione flessibile dei tempi del lavoro si completino in maniera logica, ottenendo un continuum di sostegno senza “vuoti”. Per esempio bisogna assicurare che ci siano servizi a disposizione quando finisce il tempo del congedo per maternità oppure assicurare servizi quando le ferie scolastiche non coincidono con le vacanze di famiglia.
- Promuovere l’equità di genere anche nell’uso dei congedi genitoriali. Questo può essere ottenuto attraverso un mix dell’uso flessibile dei permessi, che coprono periodi magari più brevi ma pagati meglio. All’interno del sistema di congedi occorrerebbe poi prevedere congedi dei padri non interscambiabili con la madre.
- Difendere il sostegno alle famiglie dai tagli di budget. In tempo di tagli, le autorità dovrebbero mettere al riparo le spese che riguardano la prima infanzia e verificare che le famiglie vulnerabili siano protette. La spesa pubblica per la famiglia deve esser vista come un investimento per il futuro. Sistemi di sostegno generalizzati dovrebbero garantire che tutti i bambini siano coperti da un'assistenza adeguata, senza pregiudizio ed esclusione alcuna, promuovendo giustizia e integrazione sociale. Certo, questo richiede grossi investimenti in termini di denaro.
I dati mostrano come proprio quei bambini che potenzialmente potrebbero avere maggior vantaggio da buoni servizi per l’infanzia hanno meno possibilità di accedere a questi servizi. A partire dai tardi anni novanta, i servizi per la prima infanzia sono cresciuti dal 33 % al 50% nei paesi Ocse, ma i bambini di famiglie a basso reddito generalmente hanno un più difficile accesso a questi servizi. Inoltre i bambini che vivono in famiglie con due genitori accedono più facilmente ai servizi che non i bambini che vivono in famiglie con un solo genitore dove più spesso interviene un sostegno non formale e meno costoso. Le politiche pubbliche devono aiutare a ridurre i costi per far crescere un figlio e garantire servizi di qualità assicurando ai genitori che i figli nel loro sviluppo siano seguiti in modo appropriato. I servizi di sostegno pubblico devono poi potere essere verificati oggettivamente e confrontati con standard di qualità chiari e comprensibili.
- Particolare attenzione per famiglie a rischio. Le famiglie che corrono molteplici rischi necessitano di molteplici interventi. Solo servizi integrati fra loro possono rispondere ai bisogni in modo efficace. L’esperienza dell’Ocse suggerisce che questo può essere ottenuto attraverso un buon coordinamento dei servizi locali da parte dei servizi sanitari-educativi comunali come succede soprattutto nei paesi nordici, oppure attraverso servizi complementari ugualmente geograficamente vicini fra di loro. Buoni servizi pubblici per l’infanzia sono strumenti importanti per ridurre la povertà infantile in generale e nelle sempre più numerose famiglie con un solo genitore.
Harma Keen