02/11/2011
Don Giussani (al centro) con alcune famiglie affidatarie.
Questa libro racconta storie di affido diverse tra loro, accomunate però dallo stesso “virus buono” che ha contagiato in questi anni più di 13.000 famiglie italiane di cui ci offre qui un piccolo spaccato. Sono storie concrete di famiglie radunate nell’Associazione Fraternità nata 27 anni fa a Crema e che ci consente, al di là delle statistiche, di sentire vibrare il cuore nelle testimonianze dirette di chi l’affido lo ha vissuto in prima persona, L’autore, Antonio Ricciardi, è papà di due bambine, Tina e Carla, e ha vissuto con la moglie Loredana l’esperienza dell’affido. Così da questi racconti fa affiorare con spontaneità i sentimenti vissuti dai protagonisti: tutta la gioia che si prova nell’accogliere, ma anche il dolore inevitabile del distacco, quando questi figli, come tutti i figli ma qui in modo più duro e repentino, ritornano ai loro genitori naturali o vengono adottati da altre famiglie. Storie semplici, dicevamo. Infatti: «che cosa c’è di più semplice per due genitori di spalancare la porta di casa e del cuore per accogliere un bambino non concepito da loro?». Sono parole pronunciate come una provocazione da un educatore eccezionale di giovani e famiglie come lo è stato don Luigi Giussani che nel 1982, sull’onda di entusiasmo provocata dall’esortazione apostolica Familiaris consortio di Giovanni Paolo II, ha invitato le coppie sposate ad aprirsi all’affido. Appello raccolto in prima persona da don Mauro Inzoli, parroco a Crema, intorno a cui si sono coagulate le prime famiglie che, desiderose di vivere un'esperienza insieme, si sono trasferite in strutture idonee, per esempio una cascina ristrutturata a Monte Cremasco. Famiglie che vivono insieme non per generosità, ma per vivere la dimensione dell’amore, quello con la A maiuscola, senza del quale non si può vivere, neppure da single. La dimensione dell’Amore, che fa incontrare persone e famiglie, apre e predispone al salto di un’esperienza come l’affido che più difficilmente nasce dalla solitudine di una coppia senza amici. Così come ci testimoniano nel libro di Ricciardi due coniugi: «Ho conosciuto alcune persone che facevano affido. La mia, all’inizio, era pura curiosità. Volevo capire come una famiglia composta da marito e moglie, con quattro figli naturali potesse avere avuto il desiderio di accoglierne altri cinque». Per arrivare alla conclusione: «Perché io che nutrivo tanti dubbi riguardo all’affido, ne sono diventato convinto promotore? Sia io che mia moglie abbiamo presentito che in questa avventura c’era qualcosa di affascinante e, fidandoci di questa intuizione, l’abbiamo fatta nostra». A volte, insomma, basta un’occhiata “vera” tra marito e moglie per decidersi: magari davanti all'esempio degli altri, come le tre prime famiglie che hanno iniziato nella cascina ristrutturata a Monte Cremasco, con Don Mauro che si faceva carico di tutti i problemi di ogni giorno, e prima che nascesse l’Associazione Fraternità con assistenti sociali e psicologi. Anche la motivazione, come scrive Gina Bandirali, è molto semplice: «Fare tutto per Gesù». Obbedienza e fedeltà che si esprimono nella preghiera delle Lodi ogni mattina. «Le difficoltà si superano, mentre resta per sempre quanto di importante hanno lasciato i ragazzi». Racconta Eva, quattro figli e una bambina in affido: «L’esperienza dell’affido è sempre positiva perché tira fuori la nostra umanità». Il momento del distacco da questi ragazzi c'è ed è faticoso perché «Non siamo sassi». Ma conclude Eva: «Che questo dolore ti accada è un segno bello della tua umanità e dell’umanità di tuo marito… Lo strappo è un segno di amore». Alfredo Tradigo Il tuo cuore la mia casa Dentro la quotidianità dell’affido Edizioni Ares pp.220, euro 15
Il nuovo libro sull'affido di Antonio Ricciardi, edizioni Ares.
Questo appello è stato raccolto in prima
persona da don Mauro Inzoli, parroco a Crema, intorno a cui si sono
coagulate le prime famiglie desiderose di una vita insieme e che si sono
trasferite in strutture idonee per esempi una cascina ristrtturata a
Monte remasco. Non per generosità, ma per vivere le dimensione
dell’amore, quello con la A maiuscola, senza del qual non si può vivere,
neppure da single. La dimensione dell’Amore che fa incontrare persone e
famiglie, apre e predispone al salto di un’esperienza come l’affido che
nella solitudine di una coppia chiusa in sé stenterebbe a fiorire. Così
la testimonianza di due coniugi: «Ho conosciuto alcune persone che
facevano affido. La mia, all’inizio, era pura curiosità. Volevo capire
come una famiglia composta da marito e moglie, con quattro figli
naturali potesse avere avuto il desiderio di accoglierne altri cinque».
Arrivando alla conclusione: «Perché io che nutrivo tanti dubbi riguardo
all’affido, ne sono diventato convinto promotore? Sia io che mia moglie
abbiamo presentito che in questa avventura c’era qualcosa di
affascinante e, fidandoci di questa intuizione, l’abbiamo fatta nostra».
A volte insomma basta un’occhiata “vera”
tra marito e moglie per decidere. L’onda d’urto possono essere altre
famiglie che danno l’esempi e coinvolgono, come quelle tre famiglie che
hanno iniziato tanti anni fa in una cascina ristrutturata a Monte
Cremasco, con Don Mauro che si faceva carico di tutti i problemi prima
che nascesse l’Associazione fraternità che oggi ha al suo attivo
assistenti sociali e psicologi.
Anche la motivazione, come scrive Gina
Bandirali, è molto semplice: «Fare tutto per Gesù». Obbedienza e fedeltà
che si esprimono nella preghiera delle Lodi ogni mattina. «Le
difficoltà si superano, mentre resta per sempre quanto di importante
hanno lasciato i ragazzi». Sì, perché «Non siamo sassi”. Come racconta
Eva: «Ho quattro figli e una bambina nonostante ciò l’esperienza
dell’affido è sempre positiva perché tira fuori la nostra umanità come
conclude Eva: «Che questo dolore ti accada è un segno bello della tua
umanità e dell’umanità di tuo marito… Lo strappo è un segno di amore».
Il tuo cuore la mia casa
Dentro la quotidianità dell’affido
Edizioni Ares pp. 220, euro 15
alfredo tradigo