29/02/2012
L'amministratore delegato è una donna, Linda Gilli, e non a caso la Inaz, una società milanese, di oltre 400 addetti, che produce software ed eroga servizi per l’amministrazione e la gestione delle risorse umane è sicuramente un esempio positivo nel difficile tentativo di dar vita a una cultura diversa su maternità e paternità in azienda.
L’ultimo Rapporto sulla coesione sociale che Ministero del Lavoro, Istat e Inps hanno presentato parla dell'aumento di coppie in cui lavorano entrambi ma sul lavoro ci sono ancora troppe disuguaglianze: la retribuzione femminile minore in media del 20% di quella maschile.
Linda Gilli, al recente convegno
Strategie d’impresa per il bene comune organizzato dall’Ucid, ha dichiarato che «la legislazione vigente determina uno “stop” allo sviluppo professionale del coniuge che si potrebbe assentare dal lavoro per circa un anno. E quando parliamo di congedi parentali, 9 volte su 10, è la donna che si assenta».
Partendo da questa osservazione e con l'intento di offrire una reale possibilità di scelta ai suoi dipendenti, uomini e donne, Inaz, mette in pratica il
progetto Famiglia-Lavoro, coinvolgendo risorse di ogni reparto, attuando una serie di azioni concrete.
«Usiamo gli strumenti della flessibilità e della formazione per gestire al meglio le situazioni individuali e mantenere la professionalità di chi si assenta per il congedo parentale» ha spiegato Linda Gilli, «inoltre,
incentiviamo il rientro dopo tre mesi, su base volontaria, seguendo sempre il dipendente durante l’assenza e applicando dove possibile il part-time e il telelavoro».
Un
focus group composto da dipendenti e un
Comitato Famiglia-Lavoro sensibilizzano i colleghi a non considerare un’assenza per maternità o paternità come un aggravio di lavoro e responsabilità. Il management è spinto a proteggere le competenze durante il congedo e a valorizzare le persone al rientro, con tutoraggio durante il congedo e opportuni percorsi di formazione per il dipendente che torna in azienda.
«È un lavoro difficile perché si tratta di cambiare mentalità radicate» ha concluso la Gilli. «Perché
bisogna superare stereotipi che mortificano sia le donne, viste solo nel loro ruolo di “brave mamme”, sia gli uomini, ritenuti incapaci di curare e crescere i figli piccoli. La questione del lavoro femminile non è un problema esclusivo delle donne: ogni lavoratore deve essere messo in grado di organizzare il proprio tempo e dare il meglio in azienda. Se questo si verifica, l’impresa può solo crescere».
Proprio per il
progetto Famiglia-Lavoro, oltre che per il suo atteggiamento socialmente consapevole, nel mese di dicembre 2011 Inaz è stata fra le aziende premiate nell’ambito dell’iniziativa
Imprese Responsabili promossa dalle Camere di Commercio lombarde.
Orsola Vetri