18/02/2013
Ci tiene, Antonio De Poli, a sottolineare che «soprattutto in tempi di crisi, le politiche di sostegno alla famiglia rappresentano un pilastro per tutti quei nuclei familiari, dove ad esempio ci sono disabili, anziani, malati e persone non autosufficienti, che vengono seriamente minacciate da questo contesto difficile per il Paese». Vicentino, sposato e padre, deputato e portavoce nazionale dell’Udc, ha aderito all’appello lanciato dal Forum delle Famiglie ai politici italiani, con il Manifesto “Io corro per la famiglia”. Intervistato da Famiglia Cristiana, De Poli ha accettato di commentare i sette punti del manifesto. Ecco il suo pensiero e l’impegno che, attraverso il suo partito, dichiara di voler assumere:
- Onorevole, parliamo di cittadinanza della famiglia?
«Per noi dell’Udc la famiglia è solo ed esclusivamente l’unione tra uomo e donna. La famiglia si costruisce su un progetto di vita. Oggi purtroppo, secondo alcuni studi, sono sempre meno i giovani che vogliono investire sul matrimonio. Le coppie in crisi sono sempre più numerose e quindi rischia di diventare più semplice la scelta di una vita insieme senza forti vincoli, come nel caso della convivenza. Va detto però che c’è anche un fattore economico da prendere in considerazione: ci sono ristrettezze che impediscono ai nostri giovani di uscire dalla propria famiglia di origine e di costruirsi un futuro».
- Come ridare centralità a questo bene-rifugio del welfare in Italia?
«Riteniamo che sia prioritario redistribuire i carichi fiscali, alleggerire dunque il peso fiscale a favore delle famiglie, in particolare di quei nuclei che vivono in condizioni di disagio economico (famiglie povere) e sociale (famiglie con persone disabili, anziani, malati cronici). Va garantita l’equità fiscale a seconda della capacità contributiva e dei carichi familiari».
- E riguardo al sostegno alla natalità?
«Dal Governo è stato approvato il Piano nazionale per la famiglia, primo strumento legislativo solido e ben strutturato a favore delle famiglie. Bisogna dare concreta attuazione al Piano investendo le risorse necessarie per dare ossigeno alle politiche familiari. Come? Con il sostegno alle coppie giovani che fanno sempre più fatica – come dicevamo – ad uscire dalla famiglia d’origine e a costruirsi una famiglia propria».
- Per costruirla, questa famiglia, è fondamentale che il lavoro sia anche maggiormente in armonia con le relazioni e le responsabilità di cura.
«Nel manifesto leggiamo chiaramente: lo sviluppo e la ripresa dell’economia devono andare di pari passo con una politica di attenzione alla famiglia. Serve una nuova visione del lavoro, politiche di occupazione rivolte ai giovani e un piano straordinario di sostegno alle donne. Non servono gli interventi una tantum ma è necessario sviluppare le politiche di conciliazione lavoro-maternità».
- Famiglie pilastro del welfare, famiglie che fanno rete: come costruire un paese solidale e accogliente?
«Il welfare va ripensato superando gli attuali limiti del nostro sistema che si regge, per la maggior parte, su un intervento pubblico diretto da cui dipende. Occorre, al contrario, ridefinire il sistema del welfare rendendolo “plurale” e promuovendo la responsabilità sociale di ogni attore (famiglia, cittadino, imprese etc). Non solo bisogna avere una certezza di risorse soprattutto per quanto attiene al Fondo nazionale per le politiche sociali e il Fondo nazionale persone non autosufficienti. L’obiettivo è sostenere i mondi del no profit e della cooperazione che svolgono un ruolo chiave nelle politiche di welfare.
- Le famiglie italiane chiedono anche una piena libertà di educare i propri figli.
«L’Udc, da sempre, infine, considera di importanza decisiva una sinergia tra famiglia, scuola e altre istituzioni educative (come le parrocchie) e intende promuovere la libertà educativa. Vogliamo difendere e rafforzare un modello, come il Veneto, dove esistono scuole pubbliche e scuole paritarie. Occorrono politiche in grado di sostenere un sistema scolastico “plurale” e occorre promuovere la responsabilità educativa delle famiglie che scelgono l’istruzione paritaria, senza penalizzarle economicamente. Consideriamo che il Veneto, grazie alle scuole paritarie, fa risparmiare allo Stato 530 mln all’anno».
- Ultimo passaggio del Manifesto, ma non meno importante in questa fase storica, è un’Europa che promuove la famiglia. Cosa ne pensa?
«Non possiamo perdere di vista le radici cristiane dell’Europa. Non possiamo subire un approccio individualistico della società dove la famiglia viene assimilata a un soggetto privato. La famiglia è la cellula della società. Non possiamo farla morire perché significherebbe mettere a rischio la vita della società stessa. Al centro delle politiche europee deve esserci il riconoscimento della famiglia come istituzione fondamentale della società».
Benedetta Verrini