06/08/2010
Che il nostro Paese, a livello di politiche e servizi, non abbia a cuore il valore e l'importanza della famiglia è cosa nota e, insieme alla Spagna, facciamo proprio una brutta figura. «La famiglia è il miglior investimento per un Paese moderno, sotto il profilo economico, sociale, culturale. Ma i dati Eurostat mostrano impietosamente come Spagna e Italia, nell'ordine, siano i paesi europei che meno investono sui figli».
La valutazione è venuta dal professor Raul Sanchez, direttore dell'Istituto di Studi sulla famiglia dell'Università della Catalogna, nell'ultima giornata dell'incontro annuale
dell'Anfn - Associazione Nazionale Famiglie Numerose (www.famiglienumerose.org), lo scorso due agosto a Rimini. A conclusione di quell'incontro si è tenuto anche il quinto congresso dell'Elfac, l'organismo che riunisce a livello europeo tutte le associazioni nazionali di famiglie numerose.
Ulteriore pessimismo da parte del portoghese Fernando Castro, presidente Elfac: «Sono tempi duri, e la situazione non migliorerà. Ma la crisi economica è una conseguenza della crisi dei valori che ha investito l'Europa e gli altri continenti, che ha inseguito un modello di sviluppo basato solo sul benessere individuale. Oggi appare chiaro che questo modello ha portato ad una strada senza uscita. Si è dimenticato che la società si fonda sul rapporto uomo-donna, sul matrimonio, sulla famiglia, sui figli, nati ed educati all'interno della famiglia».
L'Italia non è quindi un Paese amico della famiglia, mentre come esempio positivo, ecco la Francia citata dall'economista Luigi Campiglio come unico Paese che tiene conto per la pensione delle donne delle ore di lavoro svolto dentro e fuori la famiglia: con tre figli, la madre francese ha diritto al 10% di pensione in più, che diventa il 20% quando i figli sono cinque. Non a caso è il paese con il tasso di natalità più alto d'Europa. «L'Italia invece», spiega Campiglio, «negli ultimi 20 anni non ha saputo fare politiche per la famiglia. E anche il quoziente familiare, o le sue varianti, che pure è necessario, non è una misura per la famiglia ma di equità fiscale».
Infine Mario Sberna presidente dell'Anfn ha denunciato il disinteresse della stampa per questi temi: «Ci ignorano ultimamente anche i grandi media e le grandi televisioni; in verità non ne sentiamo troppo la mancanza. La stampa cattolica invece ci sta dando il consueto cordiale sostegno, in particolare Famiglia Cristiana, Familiaria, Madre e Avvenire, e questo ci fa piacere. Anche perché i media cattolici parlano di noi come meritiamo, cioè come ricchezza di valori e di vita, mentre altri vorrebbero solo esporci al pubblico ludibrio come incoscienti, o come panda in via di estinzione».
Orsola Vetri