10/08/2011
Mentre nubi economiche e politiche attraversano l'Europa in questo periodo di ferie, speriamo che una musica antica continui ad accompagnare la nostra vita estiva: il rumore dei bambini che giocano, che fanno capanne, che si divertono con i sassolini, con le biciclette e i palloni, che costruiscono ponti su fiumi immaginari, che prendono ladri e mille altre cose il cui senso, spesso, sfugge a noi adulti.
A questo proposito di recente in Belgio è stata presentata una legge che vuole che il rumore dei giochi di bambini non possa essere considerato un fastidio. Perciò niente reclami da parte di chi abita vicino a strutture per l'infanzia e a parchi giochi. Una legge simile è stata adottata in precedenza anche in Germania.
Ci lamentiamo di bambini obesi, solitari, sempre al computer o davanti alla TV: ben vengano allora questi giorni, lunghi e caldi, senza scuola, senza orari precisi, magari in ambienti senza imminenti pericoli, giorni per eccellenza di libertà. Stimolare e sostenere il gioco dei bambini dovrebbe essere un riflesso automatico per genitori, vicini di casa o di campeggio, per ogni adulto. «Per i bambini giocare è un modo di essere, di esplorare e dunque di crescere», dice Bart Straetman, sostenitore della proposta di legge belga. «Se un bambino chiede se "può andare a giocare" in realtà chiede l'autonomia di gestirsi, chiede cioè che il suo tempo libero sia proprio il suo!». «Gli adulti», continua lo studioso, «devono dare loro questo spazio, dare l'autorizzazione all'autonomia, staccare un assegno in bianco per il loro diritto di potere essere bambini».
Gioco e rumore vanno insieme e talvolta ci scappa anche il fango sui vestiti, un bernoccolo o una litigata. Sono la dimostrazione dell'intensità del gioco e della vita dei bambini. Il rumore, in definitiva, può essere chiamato divertimento, entusiasmo, allegria e dobbiamo sperare che solo pochi lo chiamino "disturbo".
Una domanda però è d'obbligo: ma si deve proprio legiferare su cose così naturali?
Harma Keen