L’amicizia…..sotto un altro profilo

Facebook e giovani. Secondo un interessante studio australiano 97% degli under 30 ha un profilo su un social network.

30/11/2010

Uno studio australiano, ritenuto però rappresentativo dei Paesi sviluppati in genere, conferma che Facebook ed altre forme di social network sono ormai profondamente radicati nelle relazioni umane.

      Secondo la ricerca, condotta dalla Società degli Psicologi Australiani, il 97 % delle persone nella  fascia di età compresa fra i 18 e 30 anni ha un profilo su Facebook o in qualche altra rete on-line. Quindi, rimarrebbe fuori solo il 3 %! Fra gli over 30  solo il 15% evita ogni tipo di rete sociale on line.

      Si tratta di una nuova forma di socialità, la cui importanza non può essere negata anche se, per i meno giovani, può sembrare incomprensibile quest’esercizio d’amicizia dove manca il contatto visivo, il timbro della voce, lo stare fisicamente insieme.

      Per la responsabile della ricerca si tratta di un «cambiamento profondo nella maniera in cui comunichiamo, storicamente paragonabile all’invenzione del telefono».

      Secondo il sondaggio, che ha interessato oltre 1800 persone, l'86% ha detto di usare uno o più social network, per la gran maggioranza Facebook, ma anche siti come Twitter.  Gran parte delle persone intervistate hanno dichiarato che la visita al proprio gruppo è un’abitudine quotidiana.

      La maggioranza (53%) riferisce che i siti web assicurano un contatto più regolare con amici e familiari, e il 79% dichiara che favoriscono i legami con chi vive lontano.
Circa un quarto (26%) dice di uscire più spesso e di avere maggiori contatti personali grazie ai siti sociali.

      E se queste reti d’amicizia sparissero?
Se, da un giorno all’altro, si dovesse fare a meno di “frequentare virtualmente“ gli amici? Per il 52% degli utenti fra 18 e 30 anni significherebbe «perdere contatto con molti amici».

      Non possono essere ignorati però le esperienze negative come le molestie e i contatti indesiderati, riportati dal 28% del campione.

      Una proporzione di esperienze negative che secondo la responsabile della ricerca è paragonabile alla frequenza del bullismo a scuola o nei posti di lavoro, e di conseguenza non necessariamente peggiore di altre ambienti di socializzazione.

Harma Keen
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